Omicidio Willy, i fratelli Bianchi contro Belleggia: “Dì la verità infame, il calcio l’hai dato tu”
Un tempo erano amici, uscivano insieme e passavano le serate andando da un locale all'altro. Adesso si accusano reciprocamente in carcere, definendosi ‘infame' e cercando di scollarsi di dosso la pesantissima accusa che pende sulle loro teste e che potrebbe fargli passare la vita in carcere: quella dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. I fratelli Marco e Gabriele Bianchi da una parte, Francesco Belleggia dell'altra. I primi due in carcere, il secondo ai domiciliari. I Bianchi che accusano il ragazzo, l'unico ai domiciliari, di aver colpito Willy con il calcio che lo ha ucciso. "Sono intervenuto per difendere mio fratello Gabriele – ha dichiarato ieri in aula Marco Bianchi– Io ho dato a Willy solo una spinta. Belleggia non dice la verità è dovrebbe assumersi le sue responsabilità". A puntare il dito contro Belleggia è anche Gabriele Bianchi: "Francesco Belleggia gli ha dato un calcio al collo mentre Willy era a terra, senza pietà. Da infame. Il fatto che Belleggia sia ai domiciliari mi provoca una grande rabbia. Io lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologici del carcere".
Francesco Belleggia: "Marco Bianchi ha preso a pugni Willy"
I fratelli Bianchi negano di aver ucciso Willy Monteiro Duarte. Ma Francesco Belleggia, il principale accusatore, ieri ha rincarato la dose: "Ho visto Marco Bianchi scendere dalla macchina e colpire Willy, lo ha preso a pugni. Io non l'ho toccato. Poi l'ho visto scavalcare il colpo e dirigersi verso la caserma", ha dichiarato in aula. Francesco Belleggia è l'unico ad aver beneficiato sin da subito degli arresti domiciliari. Anche lui, come tutti gli altri, è accusato di omicidio volontario e rischia il carcere a vita. La sua posizione in fase di indagini si è aggravata perché sulle sue scarpe è stato trovato il Dna di un amico di Willy, che aveva provato a fare da scudo al ragazzo con il proprio corpo. Quando in aula gli è stato chiesto come mai avesse il Dna sulle scarpe, ha dichiarato "non so rispondere".