Omicidio Willy, Gabriele Bianchi in aula: “Non è facile parlare di lui, ma non l’ho ucciso”
Ha scelto di rilasciare una dichiarazione spontanea Gabriele Bianchi davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Roma nel corso del processo per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, massacrato di botte e ucciso la sera del 6 settembre 2020. Bianchi, insieme al fratello Marco, è stato condannato in primo grado all'ergastolo.
"Non è facile parlare di un ragazzo che non c'è più – ha detto davanti ai giudici – Non è vero che non ho mai parlato del dolore della famiglia. Mi sono inginocchiato e ho chiesto scusa. Ma so che non è abbastanza".
Gabriele Bianchi in aula: "Non sono un pazzo omicida"
Dopo le prime parole, Gabriele Bianchi ha continuato: "Ho un peso dentro di me per quanto accaduto. Ma non sono un assassino, non sono un uomo senz'anima. Non ho colpito Willy e so che voi lo accerterete. Io dovrò rispondere solo per ciò che ho fatto e forse anche per essere andato lì", ha aggiunto prima di fare riferimento alla sentenza che lo vede condannato all'ergastolo insieme al fratello.
"Mi hanno condannato perché dicono che ho dato dei colpi, ma non è vero – ha continuato a spiegare – Non sono un pazzo omicida". Poi ha aggiunto di aver raggiunto il luogo del pestaggio soltanto dopo essere stato chiamato e richiamato: "È stato in errore. In carcere ho rivisto quegli attimi e ho capito il dolore della famiglia. Ora che sono padre anche io so cosa significa. Senza verità non c'è giustizia".
Secondo quanto riportato dal legale, invece, quella dei Bianchi sarebbe stata una vera e propria spedizione punitiva contro "il soggetto più debole, un giovane esile, senza neppure accertarsi del suo coinvolgimento nel litigio".