Omicidio Vannini, il maresciallo Izzo: “Rovinato dalle menzogne, non ho mai coperto i Ciontoli”
"Finalmente iniziano ad emergere le menzogne pronunciate contro di me e provo un senso di liberazione". Il mareschiallo Roberto Izzo è stato uno dei protagonisti del caso Vannini. Ex comandante della Stazione di Ladispoli la notte di sette anni fa, tra il 17 e 18 maggio 2015 ha ricevuto una chiamata da Antonio Ciontoli, ora in carcere come il resto della sua famiglia dopo la sentenza della Cassazione, che lo ha pregato di recarsi subito al pronto soccorso. Nel 2019 Davide Vannicola ha dichiarato in tv: "Izzo mi disse che a sparare fu Federico Ciontoli e non suo padre Antonio". La Procura di Civitavecchia per lui e per Giovanni Bentivoglio ha ottenuto il rinvio a giudizio e dovranno rispondere davanti ai giudici dell'accusa di aver depistato le indagini dichiarando più volte il falso.
"La mia vita sconvolta da dichiarazioni assurde"
Fanpage.it ha intervistato Izzo in merito alla disposizione del giudice dell'udienza preliminare nei confronti dei due testimoni: "È stata una cosa che mi ha mortificato tantissimo – spiega in merito alle dichiarazioni contro di lui rilasciate nei suoi confronti dai due testimoni – perché ho dedicato la mia vita in quei periodi che ho avuto il Comando qui a Ladispoli, sono stato sempre presente in città e con le istituzioni. Trovarsi di punto in bianco con delle dichiarazioni assurde, ovvero su rapporti di amicizia con Antonio Ciontoli e di aver favorito determinate procedure, mi hanno decisamente sconvolto la vita".
"Antonio Ciontoli mi ha detto di essere stato lui a sparare"
Il maresciallo Izzo è stato indagato poi assolto dalle accuse che lo vedevano coinvolto. Ricordando i giorni delle indagini ha detto: "I colleghi hanno fatto un lavoro meticoloso, sottoponendomi a qualsiasi tipo di accertamento tecnico". E tornando indietro alla notte in cui sono accaduti i drammatici fatti che hanno portato alla prematura scomparsa di Marco Vannini ha spiegato: "Ho vissuto in diretta quei momenti, l'ho detto anche nel processo in Corte d'Appello, dove sono dovuto entrare un po' a gamba testa con Antonio Ciontoli, per capire effettivamente chi fosse stato a sparare. Antonio Ciontoli con molta sincerità mi ha detto ‘sono stato io'. Ma soprattutto perché in quel preciso momento non avrebbe avuto senso mentire, perché Marco Vannini era ancora in vita".
Di Alessia Rabbai e Simona Berterame