Omicidio Sibora Gagani, l’esito del test del DNA non arriva. La mamma: “Sempre colpa dell’Italia”
“Sono arrabbiatissima, è sempre colpa dell’Italia”. Così, Elisabetta Shahini commenta l’attesa prolungata che la separa dalla verità.
Sono trascorsi venti giorni da quando la polizia spagnola ha rinvenuto un cadavere murato in una intercapedine di un appartamento a Terremolinos, cittadina in provincial di Malaga, in Spagna. L’ipotesi più accreditata è che possa trattarsi dei resti di Sibora Gagani, originaria di Nettuno, scomparsa a luglio 2014 all’età di 22 anni.
In quell’appartamento, Sibora conviveva con il suo ex fidanzato, Marco Gaio Romeo, nettunense anche lui, attualmente in carcere con l’accusa di avere ucciso a coltellate la sua ex compagna, Paula, 28 anni. È al momento dell’arresto che Romeo confessa anche il secondo femminicidio, precedente, quello di Sibora. Indicando agli agenti il luogo in cui ha nascosto il corpo.
Mamma Betta, dopo la notizia del ritrovamento del 6 giugno scorso, si reca in commissariato per sottoporsi a un tampone salivare che permetterà agli inquirenti spagnoli di procedere con il test del DNA e avere la certezza che quel corpo sia proprio di Sibora.
È l'8 giugno, Shahini si trova in commissariato insieme alla sua avvocata, Emanuela Di Marco: “Ci avevano detto che il tampone sarebbe stato trasmesso all’indomani al laboratorio di analisi genetiche di Roma, che di solito o li spedisce così come sono per l’elaborazione in Spagna oppure può sviluppare l’esito e inviare soltanto quello”, spiega la legale, precisando che quando la mamma di Sibora ha espresso la volontà di sottoporsi al test, il commissariato non sapeva ancora come dovesse procedere una volta prelevato il campione salivare.
“Avendo parlato di tempi rapidi, tra le 24 e le 48 ore, avevamo ipotizzato di avere gli esiti tra il lunedì e il martedì successivo. Invece per tutta la settimana non abbiamo avuto notizie”, spiega la legale, la quale specifica che lo scorso 14 giugno ha telefonato al commissariato per chiedere informazioni: il tampone è stato inviato al laboratorio il giorno prima.
“Da qui, tutte le date che ci avevano comunicato sono state sfalsate da questo ritardo. Sono stati loro stessi a dirmi di telefonare di nuovo, qualora per tutto lunedì (19 giugno, ndr) non avremo avuto ancora notizie”. Da cosa sia dipeso questo ritardo non è stato spiegato all’avvocata.
"In base a quello che ci hanno detto, una volta che invieranno l'esito, la Spagna farà presto a fare il confronto. Quindi sta tutto nei tempi di elaborazione e di invio da qui", conclude Di Marco. L'esito verrà trasmesso agli inquirenti che stanno seguendo il caso in Spagna, passando per l'unità Sirene (Supplementary information request at the national entries), che è un sistema informatico istituito dal ministero dell'Interno all'interno del Sistema informativo Schengen, che mette in comunicazione tutte le forze di polizia dell'Ue.
Un’attesa straziante
Intanto, mamma Betta continua a soffrire. A Fanpage.it aveva detto che “questa attesa sembra infinita. Gli attimi più lunghi e brutti della mia vita”, in riferimento all’attesa di un paio di giorni. Un’attesa che si è moltiplicata, procurando ulteriore dolore a una madre che da nove anni spera di sapere che fine abbia fatto sua figlia.
“Io so qual è la verità: l’ha ammazzata lui. Ma il cuore di una madre non vorrebbe mai ammettere una cosa del genere. Spero ancora che mi dicano che non è lei”. La certezza però potra darla solo il test DNA, il cui esito tarda ad arrivare.