Omicidio Serena Mollicone, perché sono stati assolti i Mottola: le motivazioni dei giudici
La corte di assise di Cassino ha depositato le motivazioni per cui ha deciso di assolvere la famiglia Mottola, accusata dell'omicidio di Serena Mollicone. Franco Mottola, ex maresciallo e comandante della caserma dei carabinieri di Arce, la moglie Annamaria e il figlio Marco erano accusati di aver ucciso la ragazza e di averla uccisa e poi abbandonata in un bosco. Il 15 luglio scorso i giudici li hanno assolti da questa accusa.
Perché i Mottola sono stati assolti: le motivazioni della corte
Nella sentenza si legge che "non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l'accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini". Per i giudici "sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa". Stando a quanto si apprende, il documento è di oltre 200 pagine, che saranno acquisite dagli avvocati nel pomeriggio di oggi.
Per i giudici, ancora, "gli esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata. Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio”.
La tesi dei pm: l'omicidio di Serena Mollicone e le accuse ai Mottola
La tesi della pubblica accusa era questa: Serena fu uccisa da Marco Mottola nella caserma di Arce. Per i pm l'omicidio avvenne in un alloggio in uso alla famiglia Mottola. Serena sbatté vioelntemente la testa dopo un pugno sferratole alla tempia. La giovane era andata quel giorno dal dentista, poi salì a bordo dell'auto di Mottola per un passaggio. Andò poi in caserma, dove venne aggredita. I Mottola furono accusati di omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere. Per l'accusa, infatti, portarono nella notte Serena, ancora viva, nel bosco di Fonte Cupa, vicino Arce, dove poi fu ritrovata già morte. Aveva i piedi legati con delle fascette e un sacchetto di plastica intorno alla testa.
Chi ha ucciso Serena Mollicone: le impronte di ‘soggetti terzi'
Nelle motivazioni i giudici sottolineano che durante il dibattimento sono "emersi consistenti e gravi elementi indiziari dai quali si deve necessariamente desumere l'implicazione nella commissione del delitto in esame di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti". La corte fa riferimento in particolare "al rinvenimento di impronte dattiloscopiche all'interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena, impronte ritenute utili per l'identificazione e che non appartengono agli imputati. Su un'impronta risulta esser stato rinvenuto un profilo genetico misto, con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la paternità degli imputati".