Omicidio Serena Mollicone: “Marco Mottola ha ucciso una ragazza”. Il testimone che non venne creduto
Ha parlato ieri in aula Fernando Ferrauti, medico che all'epoca dei fatti lavorava all'Asl di Frosinone. Davanti i giudici della Corte d'Assise del tribunale di Cassino, dove è in corso il nuovo processo sull‘omicidio di Serena Mollicone, ha reso la sua sconcertante testimonianza: il testimone della parte civile ha raccontato come due giorni dopo l'omicidio due suoi pazienti, due giovani tossicodipendenti, gli raccontarono che "ad Arce era stata uccisa una ragazza e che ad ucciderla era stato Marco Mottola, il figlio del maresciallo dei carabinieri". Ferrauti non si tiene la confidenza per sé e, ritenendo quelle parole sincere e non frutto di millanteria, ne informò subito i carabinieri e alcuni giorni le riferì anche a un'ufficiale. Il medico del servizio pubblico parla, ma nessuno lo interroga formalmente, nessuno lo chiama a testimoniare e nessuno gli fa firmare un verbale. Così quella sconcertante testimonianza, viene di fatto insabbiata.
"Poi non ho saputo più nulla fino a quando una notte, alle quattro, non vennero a bussare i carabinieri, a casa mia e di mia madre, per una perquisizione. Successivamente ho saputo che per giorni ero stato ‘sorvegliato'. Un fatto questo che ha profondamente segnato la vita di tutti noi", spiega in aula. Serena sarebbe stata uccisa secondo l'accusa che ha portato alla sbarra per omicidio volontario il maresciallo dei carabinieri e il figlio, perché aveva intenzione di denunciare un traffico di droga che vedeva al centro proprio il giovane Marco Mottola. Ma cosa ne sapevano i due tossicodipendenti di Ferentino che parlano con il medico? Perché nessuno prese sul serio il medico che, al contrario, sembra aver subito una vera e propria intimidazione? Sono alcune delle domande a cui il processo in corso dovrà rispondere.
Le nuove indagini sull'omicidio della 18enne Serena Mollicone, avvenuto il 1 giugno del 2001 vede indagati, l'ex comandante dei carabinieri di Arce Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Anna Maria, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano. Lo scorso 25 marzo una delle testimonianze ritenute chiave nel processo, una teste ha confermato di aver visto la vittima all'interno della caserma di Arce dove secondo l'accusa sarebbe stata uccisa prima di essere seppellita nel bosco.