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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicidio Serena Mollicone, la teste chiave cambia versione: “Non l’ho mai vista in caserma”

La donna che ha contribuito alla riapertura del caso di Serena Mollicone oggi in aula ha cambiato versione dei fatti. Il presidente della Corte ha chiesto l’acquisizione dei verbali.
A cura di Natascia Grbic
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Foto della pagina Facebook dedicata a Serena Mollicone
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Non avrebbe mai visto Serena Mollicone nella caserma di Arce, né avrebbe mai usato l'acido per pulire l'appartamento della famiglia Mottola. Né avrebbe mai visto la porta danneggiata, dove sarebbe stata sbattuta la testa della giovane, trovata poi morta nel bosco di Arce il 3 giugno 2001. È una testimonianza strana quella della donna addetta alle pulizie della caserma di Arce: la signora, infatti, ha smentito tutto ciò che negli anni ha detto a magistrati e investigatori. Sono state proprio le sue dichiarazioni passate a contribuire alla riapertura delle indagini nel 2016. Sconcerto da parte della famiglia di Serena Mollicone e del presidente della Corte, Massimo Capurso, che – secondo quanto riportato da FrosinoneToday – ha chiesto l'acquisizione dei verbali, in modo da valutare la situazione. La donna, che all'epoca lavorava nella caserma di Arce come addetta alle pulizie,ha cambiato totalmente versione oggi in aula. Aveva descritto dove si trovava la porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la testa di Serena Mollicone, e aveva detto di aver pulito l'appartamento dei Mottola si richiesta della moglie del maresciallo.

L'omicidio di Serena Mollicone nella caserma di Arce

Serena Mollicone è stata uccisa vent'anni fa. La 18enne è stata trovata morta nei boschi di Arce due giorni dopo la sua scomparsa. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, la 18enne sarebbe stata uccisa nella caserma dove era andata per denunciare il figlio del maresciallo per spaccio di droga. A ucciderla, secondo gli inquirenti, sarebbe stata proprio la famiglia Mottola. "Serena Mollicone è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce – ha dichiarato il colonnello Fabio Imbratta nella scorsa udienza – E non lo dico io ma i tanti accertamenti scientifici e le lesioni sulla porta compatibili per altezza e spessore. Le dichiarazioni fornite da Santino Tuzi sono state fondamentali così come quelle rilasciate da Carmine Belli poi artatamente e volutamente modificate per farlo divenire un capro espiatorio".

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