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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicidio Serena Mollicone, il parroco di Arce: “Sappiamo chi è stato, una verità esiste”

Dure accuse alla famiglia Mottola sono state lanciate da Antonio Mollicone, lo zio di Serena, e da don Angelo D’Anastasio, che è parroco di Arce da nove anni: “C’è gente che continua a dire: ‘C’è chi sa e non ha parlato’. No, qui hanno parlato tutti e detto quello che sapevano e hanno visto”.
A cura di Enrico Tata
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Dalle pagine di Famiglia Cristiana sia lo zio di Serena Mollicone, Antonio, che il parroco di Arce, Don Angelo D'Anastasio, hanno lanciato dure accuse alla famiglia Mottola. Pochi giorni fa la corte d'appello ha confermato l'assoluzione di Franco Mottola, all'epoca comandante della stazione dei carabinieri di Arce, della moglie Annamaria e del figlio Marco.

"Abbiamo portato fatti evidenti, eclatanti e concordanti, che non sono stati presi in considerazione", ha detto Antonio Mollicone, contestando di fatto la decisione dei giudici. Secondo lo zio di Serena, sono tanti i fatti che la corte avrebbe ignorato. "Per dirne un paio: una illustre botanica ha esaminato la fogliolina trovata su un calzino di Serena stabilendo che non proveniva dal bosco in cui venne ritrovato il cadavere, ma dall'area più arida e secca dove si trova la caserma dei carabinieri. E poi c'è la borsetta di Serena, mai ritrovata, e che sicuramente è in possesso dell'assassino o degli assassini, perché ci sono testimoni che hanno riferito che mia nipote la mattina della scomparsa ce l'aveva…".

Antonio Mollicone ha aggiunto che la famiglia andrà avanti e continuerà "la battaglia legale per stabilire chi l'ha uccisa. Lei era turbata dalla droga che circolava nel paese e diceva che le istituzioni erano assenti".

Sempre sul numero di Famiglia Cristiana in edicola mercoledì 25 luglio ha commentato la sentenza anche don Angelo D'Anastasio, che è parroco di Arce da nove anni: "Sui social un utente ha scritto: ‘Sappiamo chi è stato"‘. Bene, anch'io la penso così… C'è gente che continua a dire: ‘C'è chi sa e non ha parlato'. No, qui hanno parlato tutti e detto quello che sapevano e hanno visto, esiste una verità".

Secondo i pm, che avevano chiesto condanne superiori ai venti anni per i Mottola, Serena è stata aggredita all'interno della caserma di Arce, dove ha sbattuto con violenza la testa su una porta. Poi è stata trasportata in un boschetto vicino al paese, dove fu ritrovata senza vita il 3 giugno del 2001. Una versione che secondo i giudici d'appello non hanno ritenuto credibile. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate dopo l'estate.

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