Omicidio Serena Mollicone, assolto anche il carabiniere accusato di favoreggiamento
Nell'omicidio di Serena Mollicone, uccisa ad Arce nel 2001, oltre alla famiglia Mottola fra gli imputati figurava anche l'appuntato Francesco Suprano, carabiniere accusato di favoreggiamento in omicidio. Con l'assoluzione dei Mottola, anche il carabiniere si vede sollevato dall'accusa: la Corte d'Assise di Cassino lo ha assolto con formula piena.
"Non ha reso dichiarazioni false, né taciuto quanto a sua conoscenza", hanno concluso i giudici, come si legge nelle motivazioni della sentenza. I legali del militare, gli avvocati Emiliano Germani e Cinzia Manzini, come comunicato attraverso una nota, si sono detti pienamente soddisfatti: "Le motivazioni della sentenza coincidono con quanto il nostro assistito sostiene da sempre sulla sua estraneità dei fatti".
Le motivazioni dell'assoluzione
Come si legge nelle motivazioni dell'assoluzione, i giudici condividono tutti i punti presentati dalla difesa di Suprano. Secondo quanto spiegano, come dimostrano testimonianze e tabulati telefonici, non ci sarebbero state telefonate nella fascia oraria del servizio di pattuglia esterno in quel tragico primo giugno del 2001.
Secondo i giudici della Corte d'Assise di Cassino, l'appuntato non avrebbe contribuito in alcun modo all'occultamento della porta, considerata l'arma del delitto nella ricostruzione dell'accusa sia per ragioni temporali e logiche, sia per conferma dei testimoni. Porta che, secondo quanto emerge dalle motivazioni della sentenza, non sarebbe l'arma del delitto.
"Il silenzio mantenuto fin ora è stato motivato dal grande rispetto che un rappresentante delle Forze dell’Ordine, quale è il Suprano, ha avuto nei confronti della Magistratura requirente e giudicante, nonché verso i familiari della vittima", si legge a conclusione della nota diffusa a seguito della sentenza di assoluzione.
La sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola
Si è tenuta lo scorso novembre l'udienza conclusiva del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce, nel frusinate: tutti assolti i membri della famiglia Mottola, il padre Franco Mottola, maresciallo della caserma locale, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Qualche giorno fa sono state rese note anche le ragioni della sentenza: secondo i giudici mancherebbero le prove per una condanna.
"Non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l'accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini – si legge fra le motivazioni – Sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa: gli esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata".
Le reazioni dopo la sentenza
Al sollievo degli imputati, però, si aggiunge il malcontento di molte persone: dalla cugina di Serena Mollicone che ha affidato il suo commento ai social network, fino alla figlia del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida dopo aver testimoniato sul caso. "È stato l'unico a dire la verità, ma aveva paura: sapeva di fare la cosa giusta, ma lo faceva contro persone più potenti di lui – ha dichiarato a Fanpage.it la figlia Maria – Fa male leggere dell'inattendibilità di mio padre".
E, nel frattempo, la famiglia Mottola suggerisce alla Procura di continuare a cercare il responsabile dell'omicidio: "L'impronta digitale di chi l'ha uccisa si trova sul nastro che legava Serena Mollicone".