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Omicidio Luca Sacchi ucciso a Roma

Omicidio Sacchi, Anastasiya scoppia a piangere in aula: “Io accusata di essere assassina e amante”

“Oltre al lutto che non mi hanno fatto vivere, ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l’assassina e di essere l’amante di Giovanni Princi. La morte di Luca è stata un colpo talmente forte che io non volevo neanche più vivere”. Anastasiya Kylemnyk è stata ascoltata al processo in corte d’assise per l’omicidio del fidanzato Luca Sacchi.
A cura di Enrico Tata
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"Oltre al lutto che non mi hanno fatto vivere, ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l'assassina e di essere l'amante di Giovanni Princi. La morte di Luca è stata un colpo talmente forte che io non volevo neanche più vivere. Io mi vedevo accanto a lui, volevo vivere con lui e creare una famiglia", ha raccontato Anastasiya Kylemnyk ai giudici prima di scoppiare a piangere. La ragazza è stata ascoltata al processo in corte d'assise per l‘omicidio del fidanzato Luca Sacchi. In questo processo è parte offesa e imputata per tentato acquisto di droga.

La versione di Anastasiya sull'omicidio Sacchi

La giovane ha raccontato la sua versione su quanto accaduto a Roma nella notte tra il 23 e il 24 ottobre del 2019. A processo anche Paolo Pirino e Valerio Del Grosso, i due ragazzi che devono rispondere dell'aggressione a Sacchi, Marcello De Propris, che consegnò ai due la pistola con cui Luca è stato ucciso, e il papà di quest'ultimo, a cui la pistola appartiene. "Ho avvertito una compressione alla testa, alla nuca. Sul momento non avevo compreso molto. Qualche secondo dopo, qualcuno disse: ‘damme sto zaino'. Ho aperto le braccia, per agevolare che prendessero lo zainetto. Poi mi sono ritrovata a terra, non so per quanto tempo. Poi mi sono tirata su le ginocchia. Ho girato la testa verso sinistra e in piedi non c'era più nessuno. Vidi solo le gambe di Luca sdraiato a terra. C'era una panda blu leggermente più avanti. Non mi ricordo come mi sono alzata ma sono andata di corsa da lui ma non mi sono resa conto se fosse uno scherzo, un petardo, non ho realizzato", ha ricostruito il momento dell'aggressione Anastasiya. "Di corsa?", ha domandato il Pm. E la ragazza: "Era distante al massimo due metri. Non ricordo se sono arrivata in ginocchio o in piedi. Io ero sul marciapiede e Luca era sotto al marciapiede".

Il rapporto tra Princi e Anastasiya

Insieme ad Anastasiya e a Luca c'era Giovanni Princi, già condannato in un altro processo svoltosi con il rito abbreviato a 4 anni per cessione di droga. "Quella sera Princi ci disse che doveva fare un ‘impiccetto' per una moto, forse rubata. Mise nel mio zaino una busta marrone, come quelle del pane, con il bordo superiore arrotolato. Avevo capito che quanto era accaduto era legato a quella busta. La mattina del 24 ottobre in via in Selci ai carabinieri che mi interrogavano, non ho detto nulla di quella busta non per proteggere Princi ma per evitare che io e Luca, che era ancora in vita, fossimo coinvolti in una cosa che non ci riguardava", ha ricordato Anastasiya.

"Il giorno dopo la morte di Luca sono andata sotto casa di Princi accompagnata da mia madre: volevo parlare con lui, volevo guardarlo negli occhi, volevo che mi dicesse cosa era successo, perché Luca non c'era più e se conosceva chi ci aveva aggrediti. Avrei voluto avere io tra le mani i responsabili ancora prima dei carabinieri perché mi avevano strappato la persona che amavo di più a questo mondo. Da allora non l'ho più sentito. Ho smesso di cercarlo perché al tg ho sentito degli arresti e della trattativa sulla droga e mi sono sentita tradita, pugnalata alle spalle da un amico vero. Io gli volevo bene perché vedevo che Luca con lui era più felice, aveva ritrovato il suo compagno di giochi. La moto, la lotta", ha detto ancora la ragazza. I soldi nella busta non sono mai stati ritrovati, ma all'interno ci sarebbero stati circa 70mila euro in contanti. Princi aveva pianificato uno scambio soldi-droga (15 chili per 70mila euro) con Del Grosso e Pirino. I due, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero tentato di convertire lo scambio in una rapina.

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