Omicidio Mollicone, la pm: “Per scoprire la verità, sul corpo di Serena applicato il metodo Yara”
"La porta è prova rappresentativa. È l'arma del delitto al di la di ogni ragionevole dubbio. Le consulenze tecniche sono il cuore di questo processo". A dirlo, con le parole riportate da Il Messaggero, è la pubblico ministero Beatrice Siravo nell'ambito della requisitoria per il processo dell'omicidio di Serena Mollicone. "Il cranio di Serena può aver creato quel buco sulla porta? – continua Siravo – La Cattaneo ha risposto: ‘assolutamente sì'. La testa s'incastra perfettamente con il segno di rottura della porta. La Cattaneo ha applicato a Serena il metodo Yara Gambirasio, un approccio globale a tutto il corpo affinché emergesse qualche traccia: ha immerso il corpo in un bagno, ha filtrato, ha rilevato degli elementi".
Omicidio Mollicone, i punti a sostegno dell'accusa
Per l'accusa l'assassino sarebbe Marco Mottola, il figlio del maresciallo, oggi non presente in aula. Sei i punti che le pubblico ministero portano a sostegno della loro tesi: il fatto che Franco Mottola abbia inizialmente detto di cercare un'auto rossa e non bianca, uguale a quella del figlio, dove alcuni hanno dichiarato di aver visto Serena. Le dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, poi morto suicida, che nel 2008 disse di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma. Sulla porta ci sarebbe inoltre un segno di rottura a un'altezza compatibile con quello della 18enne e la frattura al cranio riscontrata nell'autopsia, mentre tra i capelli della giovane ci sarebbero frammenti di legno compatibili proprio con quella porta. Altro punto a sostegno delle tesi della difesa sono le tracce di vernice sul nastro adesivo usato per bloccare Serena: anche queste sarebbero compatibili con una caldaia sul balcone della casa dove sarebbe avvenuto l'omicidio.
La sentenza attesa il 15 luglio
La sentenza per l'omicidio di Serena Mollicone, avvenuto più di vent'anni fa, è attesa per il quindici luglio. In aula non sarà presente il padre della ragazza, Guglielmo, morto nel 2020 prima di vedere l'inizio del processo per la morte della figlia. Guglielmo Mollicone si è battuto vent'anni per ottenere giustizia e far emergere la verità su quanto accaduto a Serena il primo giugno 2001. Il malore lo ha colto a pochi giorni dall'inizio del processo, in cui è imputata la famiglia Mottola, accusata di omicidio.