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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicidio Mollicone: “Il cranio di Serena è compatibile con la porta secondo una riproduzione 3d”

Il cranio di Serena Mollicone è compatibile con il segno sulla porta della caserma. A dirlo il sostituto procuratore in aula durante la sua requisitoria dopo uno studio con la riproduzione 3d della testa della giovane.
A cura di Beatrice Tominic
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Un'ottima corrispondenza quella fra la porta in caserma e il cranio di Serena Mollicone. Questo è quanto dichiarato dal sostituto procuratore generale Francesco Piantoni in aula durante la requisitoria nell'udienza in corso nella Corte d'Assise d'Appello di Roma.

Il risultato, è risaputo, può rappresentare una svolta nell'intero caso: qualora fosse confermata quella che il sostituto procuratore generale definisce come "ottima corrispondenza", si potrebbe pensare che l'omicidio sia avvenuto in caserma sebbene, già in passato, la difesa dei Mottola, imputati, abbia fatto leva sulla mancanza delle impronte.

Il sostituto procuratore generale: "Combacia tutto perfettamente"

"La riproduzione in 3d del cranio si incastra perfettamente nel 3D della porta con un'ottima corrispondenza: combacia tutto perfettamente", ha dichiarato il sostituto procuratore generale Francesco Piantoni durante la sua requisitoria.

Serena Mollicone, studentessa di 18 anni, è stata trovata priva di vita in un bosco nei pressi di Arce, nel Frusinate, nel 2001. Ciò che è presto emerso, però, è che la ragazza non è stata uccisa nel luogo in cui è stato rinvenuto il corpo, ma è stata trasportata lì successivamente. Per questo continuano le indagini sulla caserma. Secondo il brigadiere Santino Tuzi, poi morto suicida in circostanze ancora sospette, Serena sarebbe entrata in caserma. "L'ha vista entrare in caserma, ma non l'ha vista uscire", hanno raccontato in più occasioni gli amici del carabiniere.

Per difendersi dalle accuse e giustificare la presenza della porta rovinata, il maresciallo Mottola avrebbe spiegato di averla presa a pugni. "Ha mentito quando ha detto di averla sfondata con il pugno – continua il sostituto procuratore generale – Il segno, in quel caso, sarebbe stato più piccolo".

Le richieste: tre condanne e due assoluzioni

Nel frattempo, nella serata di sabato scorso, i rappresentanti della pubblica accusa hanno presentato in forma scritta le richieste nei confronti degli imputati. Si tratta di tre condanne e due assoluzioni. Le prime riguardano i componenti della famiglia Mottola: Franco, l'ex maresciallo dei carabinieri a capo della caserma di Arce; la moglie Annamaria e il figlio Marco. Le richieste sono, rispettivamente, di 24, 22 e 21 anni di carcere.

Le assoluzioni, invece, sono quelle per gli altri due imputati, i carabinieri Francesco Suprano, unico presente questa mattina in aula e per il commilitone Vincenzo Quatrale perché gli indizi non hanno raggiunto la consistenza di prova.

L'avvocato di Mollicone: "Dobbiamo scrivere una pagina di giustizia giusta"

"Oggi sono qui a chiedervi di scrivere una pagina di giustizia giusta e non sembri che l'aggettivo sia pleonastico perché la giustizia può essere imperfetta e però ha tutte le possibilità per scrivere pagine belle e nobili", ha dichiarato in aula Dario De Santis, storico avvocato del padre della giovane di Serena, Guglielmo Mollicone. Oggi che il papà della studentessa uccisa nel 2001 non c'è più, è rimasto a difendere lo zio di Serena, Antonio, e la sorella Consuelo.

"In vita Guglielmo ha dovuto subire il lutto più grande che ci possa essere quale è la morte di una figlia. Dopo la morte della figlia, ha impegnato la sua vita per ottenere giustizia ma il suo tempo non è bastato – ha ricordato De Santis – Io rappresento Guglielmo, padre di Serena e ho l'onore e l'onere di dargli voce perché la sua vita è stata spenta prematuramente. In questo percorso si è consumato, è morto un poco ogni giorno".

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