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Omicidio Mollicone, i Mottola in aula: “Se non hanno nulla da nascondere, potevano farsi interrogare”

Ad intervenire in aula per il processo dell’omicidio Mollicone oggi è stato l’ex maresciallo Franco Mottola che ha reso la propria dichiarazione spontanea leggendo un foglio. “Era una lettura preparata in precedenza”, ha dichiarato la figlia del brigadiere Tuzi.
A cura di Beatrice Tominic
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Oggi, in aula, è stato l'ex maresciallo Franco Mottola a difendersi dall'accusa di aver ucciso Serena Mollicone. Dopo gli interventi del figlio Marco e della moglie Anna Maria, Franco Mottola ha reso dichiarazioni spontanee leggendole da un foglio, ribadendo la propria innocenza. Ad assistere in aula, è stata presente anche Maria Tuzi, la figlia del brigadiere di Arce rinvenuto morto nella sua automobile nel 2008.

"Io sono stata totalmente indifferente alle dichiarazioni del maresciallo – ha dichiarato Maria Tuzi a Simona Berterame per Fanpage.it – Era una lettura preparata in precedenza. Sono state dette cose non vere perché contrarie ad alcune testimonianze avvenute in quest'aula e quindi non sono veritiere. E scusate se faccio un'osservazione personale ma mio figlio di prima elementare dà più espressività alla lettura." C'è un dubbio che attanaglia la figlia del brigadiere: "Se effettivamente, come ritengono loro, sono innocenti, potevano farsi interrogare perché chi non ha nulla da nascondere non deve nascondersi – ha dichiarato.

Le accuse verso il brigadiere

Il brigadiere Santino Tuzi, padre di Maria, oggi non si può più difendere: il suo corpo è stato rinvenuto con il petto squarciato da un colpo partito dalla sua pistola di ordinanza nel 2008, a 7 anni dal ritrovamento del corpo di Serena Mollicone.

"La seconda osservazione che ritengo giusto fare, è proprio per quanto riguarda mio padre. È normale, non giusto, accusare mio padre e dare delle responsabilità a mio padre quando non può più difendersi", ha spiegato Maria Tuzi. "Posso dire e obiettare solo questioni che ho letto sui documenti, io non ero lì con mio padre e non posso andare oltre però è facilissimo accusare una persona che non può difendersi. Diversi testimoni, tutte le persone che hanno qualcosa da nascondere e non hanno avuto il coraggio di parlarne, hanno adottato questa tecnica – ha precisato – Questa cosa inizia a dare fastidio, perché mio padre sul lavoro era preciso e soprattutto non aveva nulla da nascondere." Poi ha aggiunto: "Chissà se avrebbero continuato ad accusare mio padre se, al mio posto, ci fosse stato lui a difendersi."

La difesa di Franco Mottola

"Siamo innocenti, la porta non è l'arma del delitto", ha continuato a ribadire anche oggi ai giudici l'ex maresciallo Franco Mottola che, come dichiara al microfono di Simona Berterame non si è sottoposto al riesame per ovvi motivi dei suoi legali.

"Noi abbiamo impostato la nostra difesa soprattutto nel fatto che la porta non è l'arma del delitto, lo strumento lesivo – ha spiegato l'avvocato Carmelo Lavorino, legale della famiglia Mottola – Hanno preso un abbaglio, un chiaro sbaglio da diversi anni, non hanno il coraggio di tornare indietro e noi già abbiamo dimostrato già sotto alcuni aspetti che hanno sbagliato e durante la nostra consulenza demoliremo tutti quanti gli aspetti tecnici che sono contro la famiglia Mottola."

L'accusa

L'avvocato Sandro Salera, il legale di Consuelo Mollicone, invece, ha tenuto a precisare un aspetto già esposto dalla figlia del brigadiere, sul modo in cui sono state rese le dichiarazioni spontanee di Franco Mottola: "Quello che posso considerare è che un imputato o sceglie la via del silenzio o si sottopone all'esame. La dichiarazione spontanea così precompilata appare come un segno di debolezza dal mio punto di vista", ha spiegato. E sul fatto che, secondo la difesa, la porta non sarebbe l'arma del delitto, ha ribadito: "Fino adesso le perizie dicono il contrario. Ora ascolteremo i loro consulenti di parte – poi ha aggiunto – Ma non credo che ci possano essere sorprese perché a mio avviso l'istruttoria dibattimentale ha già evidenziato la struttura e la fondatezza dell'accusa."

Lo ha ricordato anche Antonio Mollicone, lo zio di Serena: "La professoressa Cristina Cattaneo ci ha detto che non né il pugno di uno né dell'altro né di altri ancora, è la testa di Serena andata ad impattare su quella porta, tant'è vero che ha nella testa i residui chimici della composizione della porta stessa."

La famiglia Mottola in aula

Come hanno già dichiarato, i Mottola saranno presenti in aula fino al termine del processo, atteso per la prima metà di luglio. Dopo gli interventi del figlio Marco, che ha descritto i rapporti che aveva con Serena Mollicone, che conosceva dalle medie e della moglie Anna Maria, che ha praticamente confermato la versione del figlio, oggi è stato ascoltato in aula Franco Mottola.

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