Omicidio Mollicone, Franco Mottola nega tutto: “Alla porta diedi pugno per rabbia, Serena non c’era”
Davanti ai giudici Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, si dice totalmente estraneo ai fatti, nega tutte le accuse rivolte a lui e alla sua famiglia. Sostiene che Serena Mollicone non sia mai entrata in caserma e che la porta danneggiata all'interno del suo appartamento non sia affatto l'arma del delitto, la superficie su cui la ragazza sbatté con violenza prima di perdere conoscenza.
Su Tuzi: "Ha fatto molta confusione"
Sul brigadiere Tuzi, che ha dichiarato di aver visto una ragazza entrare in caserma il giorno della sua scomparsa e che poi si è tolto la vita, Mottola è netto: "Tuzi ha fatto confusione e dopo sette anni improvvisamente, dopo pressioni, battute e minacce, ha riferito vagamente di una giovane che entra presso lo stabile della caserma". È falso, aggiunge ancora Mottola, "che io possa aver minacciato o ricattato affinché si negasse che Serena fosse entrata in caserma. Addirittura sono stato accusato di essere responsabile della morte del povero Tuzi, ma questa circostanza è assolutamente falsa".
Sulle indagini: "Ho fatto il mio dovere"
Come detto, Mottola ha negato ogni responsabilità, sia sua che dei suoi familiari: "Nessuno di noi sa nulla della morte di Serena Mollicone, del trasporto del corpo, dell'occultamento del cadavere. Non ne sappiamo nulla. Non è vero che da parte mia ci sono state scarse attività di ricerca di Serena, io ho fatto il mio dovere. E non è vero che dopo la scoperta del corpo ho fatto credere che la ragazza avesse tendenze suicidiarie. Falso, ancora, è che io abbia tentato di far cadere i sospetti su Guglielmo Mollicone".
Sulla porta: "La danneggiai con un pugno"
Il dettaglio più interessante della deposizione dell'ex comandante è sulla porta danneggiata all'interno del suo appartamento. Secondo gli inquirenti, Serena è stata spinta con violenza sulla porta e poi tutta la famiglia Mottola avrebbe trasportato Serena (che era ancora viva) nei boschi nei dintorni di Arce. "Se la porta fosse l'arma del delitto, vi pare che non l'avremmo aggiustata, che non avremo concordato una versione comune imparata a memoria? Saremmo veramente ingenui". Ecco la spiegazione di Mottola sulla porta: "L'ho danneggiata con un pugno, per sfogarmi. Un giorno mio figlio Marco è venuto da me e mi ha detto che avrebbe lasciato gli studi. La cosa mi fece arrabbiare, diventai rosso dalla rabbia e lui se ne andò. In quei pochi minuti la rabbia aumentò e per sfogarmi diedi un pugno alla porta, provocando il danno. A rabbia sbollita, per non litigare con mia moglie, ho sostituito questa porta con un'altra dell'appartamento al piano di sotto".
Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie sono tutti accusati di omicidio nei confronti di Serena Mollicone, scomparsa e poi ritrovata morta nel giugno del 2001 ad Arce.