Omicidio Mario Cerciello Rega, la storia del vicebrigadiere ucciso a 35 anni
Mario Cerciello Rega è morto a trentacinque anni, ucciso con undici coltellate sferrate all'addome la notte del 26 luglio del 2019 in via Pietro Cossa nel quartiere Prati a Roma. Per l'omicidio del vicebrigadiere dell'Arma sono finiti a processo due ragazzi americani di vent'anni, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort, entrambi accusati di omicidio volontario. In appello sono stati condannati a 24 e 22 anni. La Corte di Cassazione, però, ha annullato la sentenza: il processo è da rifare.
La notte in cui si è consumata la tragedia il militare si trovava insieme con il collega Andrea Varriale per cercare di sventare un cavallo di ritorno e tra i quattro è iniziata una colluttazione, che è finita con un accoltellamento. Il collega ha poi chiamato i soccorsi: Cerciello è morto dissanguato intorno alle 4, dopo una corsa in ambulanza a sirene spiegate all'ospedale Santo Spirito.
Il cavallo di ritorno
Cerciello e Varriale che prestavano servizio nella caserma di Roma Centro, sono intervenuti per un cavallo di ritorno, ossia un tipo particolare di furto con ricatto, per un borsello rubato in Piazza Mastai a Trastevere. Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine i due statunitensi erano in zona Campo de Fiori in cerca di droga, truffati dal quarantenne, Sergio Brugiatelli, presunto informatore, unico testimone dell'omicidio e morto ad ottobre 2021, che gli aveva dato della polvere bianca al posto della cocaina, gli hanno rubato il borsello, promettendogli che glielo avrebbero restituito in cambio di un grammo di cocaina e di cento euro. All'appuntamento si sono però presentati i due militari e ne è nata una colluttazione. Da una parte Natale e Varriale, dall'altra Cerciello ed Elder, il quale ha estratto un pugnale da marine con una lama di diciotto centimetri dalla felpa e lo ha colpito, come emerso dall'autopsia, con undici coltellate per guadagnarsi la fuga, lasciando il vicebrigadiere in una pozza di sangue.
I due ragazzi americani fermati all'Hotel Le Meridien
I carabinieri sono risaliti all'identità dei due ragazzi americani, che hanno incontrato Cerciello e Varriale. Poche ore dopo il delitto li hanno individuati e raggiunti nell'hotel Le Meridien di Prati, dove soggiornavano. I militari hanno fatto irruzione nella stanza 109 e li hanno portati in caserma, con un fermo poi convalidato. Uno dei due, Elder, giovane californiano e di buona famiglia, interrogato nella caserma di via in Selci, ha confessato l'omicidio. Agli investigatori ha dichiarato che i carabinieri non si sarebbero qualificati. Nella camera d'albergo hanno trovato tracce di sangue nel controsoffitto, dov'era stato nascosta l'arma del delitto.
Chi era Mario Cerciello Rega
Mario era originario di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli e quaranta giorni prima della sua scomparsa si era sposato con Rosa Maria Esilio. La coppia era convolata a nozze il 13 giugno del 2019 e aveva trascorso la Luna di Miele in Madagascar. Una foto sulle loro bacheche Facebook che ha ormai fatto il giro del mondo li ritrae in uno dei giorni più felici delle loro vite: sorridenti, lei in abito bianco, lui in alta uniforme, mostrano la fede al dito. I funerali sono stati celebrati il 29 luglio a Somma Vesuviana nella parrocchia di Santa Croce, proprio nella chiesa del loro matrimonio. In varie città d'Italia sono risuonate come omaggio le sirene delle auto di servizio delle forze dell'ordine.
La foto di Natale bendato in caserma e le chat tra carabinieri
Una delle foto più rappresentative del caso Cerciello è quella di Natale bendato nella caserma di via in Selci con le mani legate dietro alla schiena. Un'immagine che segnala un abuso compiuto dai carabinieri e che è stata pubblicata da testate internazionali. Fabio Manganaro è il militare accusato di aver materialmente bendato il ragazzo americano dopo il fermo, a processo per misure di rigore non consentite dalla legge, mentre Silvio Pellegrini, in servizio nella Compagnia Roma Centro, che ha condiviso all'interno di chat di Whats App la foto di Natale bendato, per "violazione della disposizione che fa divieto di pubblicare l'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta".
Dalle chat tra carabinieri estratte dall'ingegnere incaricato dal pubblico ministero sono emerse frasi agghiaccianti sul fermo di Hjorth, che incitavano alla violenza nei confronti dei due ragazzi americani, come "Ammazzateli più che potete, alla Cucchi" e inneggiavano alla pena di morte. Conversazioni rispetto alle quali è stata immediata la presa di distanza e la ferma denuncia da parte dell'Arma, che in un comunicato stampa ha annunciato "Provvedimenti di assoluto rigore".
Cerciello e Varriale non avevano la pistola
Come emerso in sede d'indagine Andrea Varriale e il comandante della Stazione di Roma Farnese Sandro Ottaviani avrebbero mentito. Quest'ultimo infatti sapeva che Cerciello e il collega la notte in cui sono accaduti i drammatici fatti erano disarmati. Ottaviani ha dichiarato di aver ricevuto la pistola da Varriale mentre era al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito, mentre l'arma si trovava in caserma. Da chiarire il perché i militari non avessero con sé la pistola.
Il processo per l'omicidio di Mario Cerciello Rega
Il processo che ha visto imputati i due ventenni americani per l'omcidio di Cerciello è iniziato il 26 febbraio del 2020. Le accuse quelle di concorso in omicidio, tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Il giudice per le indagini preliminari ha giudicato inammissibile l'istanza di procedere con il giudizio abbreviato presentata dai legali dei ragazzi e il processo si è svolto con il rito ordinario. In primo grado sono stati condannati tutti e due all'ergastolo. La procura ha chiesto per Natale la riduzione della pena a ventiquattro anni. Gli avvocati di Elder hanno ricostruito la scena della colluttazione tra i due americani, Cerciello e Varriale. Secondo i legali i militari non sarebbe avvenuta frontalmente ma avrebbero atterrato Natale ed Elder, per tentare di bloccarli, quest'ultimo ha reagito accoltellandolo, convinto di essere in periocolo di vita.
Giovedì 17 marzo è arrivata la sentenza del processo d'appello: 24 anni per Elder, 22 per Natale Hjorth. In primo grado erano stati condannati all'ergastolo. Un anno dopo, il 15 marzo 2023, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado: il processo è da rifare. Le motivazioni della Corte non sono ancora state pubblicate, ma in pratica dovranno essere rivalutate le aggravanti contestate e anche la resistenza a pubblico ufficiale. Forse i due ragazzi non sapevano di avere davanti due carabinieri.
Intanto è stato condannato a due mesi d reclusione il maresciallo dei carabinieri accusato di aver bendato Gabriel Natale Hjorth durante l'interrogatorio in caserma. Secondo i giudici, il militare l'avrebbe fatto perché non voleva che il ragazzo riconoscesse i colleghi.