Omicidio Formia, il fratello di Romeo Bondanese: “È morto guardando il suo mare”
"Mio fratello era un ragazzo che è nato al mare, è vissuto al mare ed è – come speriamo noi – morto vedendo il mare. Non vogliamo vendetta: il nostro obiettivo non è far soffrire la famiglia del ragazzo che l'ha ucciso, perché conosciamo il dolore. Ma vogliamo solo sapere com'è morto mio fratello". Sono parole cariche di dolore ma piene di lucidità quelle di Francesco, il fratello di Romeo Bondanese, il 17enne ucciso da un coetaneo la sera del 16 febbraio a Formia mentre si trovava insieme agli amici. A poco meno di un mese dalla morte del ragazzo, la famiglia si interroga su ciò che è accaduto quella sera: ancora non sanno perché il loro caro, un giovane di appena 17 anni, è stato ucciso mentre stava seduto su una panchina insieme a degli amici. Non conosceva il suo assassino, era la prima volta che lo vedeva. Forse c'è stata una lite per motivi stupidi, qualche parola di troppo. Ma nessuno si aspettava le coltellate: che invece hanno colpito Romeo e suo cugino, salvo per un pelo.
"Non ha avuto il tempo di capire cosa stesse accadendo"
"Mio fratello è stato aggredito da 5/6 ragazzi venuti da 100km di distanza con un coltello nel motorino, nella tasca, non so dove ce l'avevano – continua Francesco – Gli amici di Romeo mi hanno detto che mio fratello non ha nemmeno avuto il tempo di capire cosa stesse accadendo, né di vedere che questo ragazzo aveva con sé un coltello". Romeo amava il mare: era nato e vissuto a Formia, e nelle ore in cui non studiava lavorava sulla banchina, dove puliva le barche e assisteva i proprietari nelle varie manovre. Dopo la sua morte è stato fortissimo il cordoglio da parte di studenti e insegnanti. Tutti avevano solo parole belle per ricordare quel ragazzo strappato alla vita troppo prematuramente.
Ai domiciliari il ragazzo che l'ha ucciso
Il ragazzo accusato di averlo ucciso è un 16enne di Caserta. È accusato di omicidio preterintenzionale: ora si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione. "Quando ci è arrivata la notizia della scarcerazione ci ha fatto male. Ci siamo detto ‘quindi uno uccide e ritorno a casa'. Ma gli avvocati ci hanno detto che gli inquirenti hanno preso questa decisione per un motivo: non perché quel ragazzo non è colpevole, ma in via precauzionale per poi svolgere al meglio le indagini. E questo ci rasserena. Io, mia madre e mio padre non vogliamo nessuna vendetta. Non vogliamo che la famiglia di quel ragazzo soffra. Vogliamo solo sapere com'è morto mio fratello. A mio parere se uno viene da 100km con un coltello di 10cm in tasca, vuol dire che l'intenzione di uccidere qualcuno c'era".
Servizio di Simona Berterame