Omicidio di Simonetta Cesaroni, la sorella: “Il killer coperto dai poteri forti”
La sorella di Simonetta Cesaroni, Paola, in un'intervista su La Repubblica ha commentato la vicenda che ruota intorno alla delitto di via Poma: "C’è stata una volontà fin da subito di non trovare la verità sulla morte di mia sorella". Paola ha scritto ciò che pensa in merito all'omicidio di Simonetta, uccisa con ventinove coltellate nell'ufficio degli Ostelli della Gioventù in via Carlo Poma 2 a Roma il 7 agosto del 1990.
Paola, sostenuta dalla sua avvocata Federica Mondani, si è espressa dopo la decisione della giudice delle indagini preliminari di Roma Giulia Arcieri, che ha disposto di proseguire le indagini sul delitto di via Poma, ad oggi uno dei più noti casi irrisolti italiani. A distanza di trentacinque anni, si indagherà ancora. Indagini, spiega Paola, che sono un'opportunità fare far luce su quanto accaduto e che come ha spiegato la gip "devono ripartire da capo, approfondendo ciò che non è stato fatto finora".
"Ripartire dal dna"
La gip ha chiesto anche di ripartire dal dna, data l'evoluzione delle tecniche scientifiche, che c'è stata nei decenni. Si tratta delle tracce trovate nell'appartamento, dopo il rinvenimento del cadavere di Simonetta. Non possiamo sapere in anticipo come verranno svolte le indagini ma l'ipotesi è che il dna verrà comparato anche con donne e defunti, attraverso quello dei parenti ancora in vita. "Io voglio sapere chi è stato a uccidere mia sorella, anche se fosse morto" spiega Paola. Al vaglio i fogli con le presenze nell’ufficio il giorno del delitto, che risultavano scomparsi, ma che sono stati ritrovati. Potrebbero essere importanti per ricostruire chi c’era nell’ufficio il 7 agosto e nei giorni precedenti ed aggiungere ulteriori tasselli alla vicenda.
"Il killer coperto da poteri forti"
Paola Cesaroni condivide quanto sostiene la gip, ossia che "poteri forti" avrebbero inquinato le indagini fin da subito, permettendo al killer di Simonetta di farla franca per oltre trent'anni: "L’ufficio degli Ostelli, dove lavorava Simonetta, è stato posto sotto sequestro solo per cinque giorni. Quando è arrivato il momento di togliere i sigilli, l’orario prestabilito era mezzogiorno. Ma alle nove di mattina c’era già il presidente, Francesco Caracciolo di Sarno, che portava via faldoni pieni di documenti. Chi può violare i sigilli dell’autorità giudiziaria? Credo nessuno".
"Troppe persone hanno mentito"
Sospetto per la gip sarebbe stato anche il comportamento del personale che lavorava per gli Ostelli della Gioventù, molti hanno detto di non conoscere Simonetta, che in ufficio non andava mai, come se fosse un fantasma. "Troppe persone non hanno raccontato quello che sapevano o hanno mentito – è convinta Paola – per tutelare loro stessi o proteggere qualcun altro".