Omicidio di Acilia, il padre Aldo: “Nemmeno il più grande delinquente viene ammazzato così”
Nella mattina di ieri, in via Alberto Galli ad Acilia è stato ucciso Paolo Corelli, un uomo di 47 anni incensurato colpito da tre colpi di pistola sotto casa sua, mentre stava andando a lavorare al supermercato.
"Che devo dire? So solo che ho perso un figlio, poi il modo in cui l'hanno ammazzato, stava andando a lavorare", dichiara il padre Aldo Corelli in un'intervista rilasciata a Simona Berterame per Fanpage.it. I due vivevano nello stesso palazzo, in due appartamenti uno di fianco all'altro, nella via in cui il 47enne è stato ucciso.
La scoperta dell'omicidio
Gli abitanti della zona, sono stati svegliati quando era ancora buio dai colpi di pistola che hanno raggiunto e ucciso Paolo Corelli: il carabinieri della compagnia di Ostia, giunti immediatamente sul luogo dopo essere stati allertati dai residenti, hanno trovato il corpo del 47enne esanime sull'asfalto e hanno subito capito che, per lui, non c'era già più niente da fare.
Anche il papà del 47enne ucciso si è svegliato dopo i colpi: "A quell'ora stavo dormendo, poi ho sentito la caciara delle scale. Stavo ancora in pigiama, mi hanno detto di mettere i pantaloni e di scendere: poi l'ho visto steso per terra – ha raccontato a Fanpage.it – Non c'è scambio di persone, lo aspettavano proprio, sapevano l'orario in cui andava a lavorare. Sono 22 anni che lavorava ala supermercato, aveva una figlia, una compagna: stava per terra e lo hanno finito, sapevano chi era. Io adesso prego per lui, lo cerco, per me sta ancora a lavorare."
Le indagini in corso
I carabinieri hanno immediatamente aperto le indagini per scoprire chi sia (o siano) i killer di Paolo Corelli e per quale ragione sia stato ucciso. Una delle ipotesi prese in considerazione adesso è quella della vendetta trasversale: il fratello del 47enne, infatti, si trova ai domiciliari per spaccio.
"Non ho notato niente di strano negli ultimi giorni – ha detto Aldo Corelli a Fanpage.it – Ma io sono di un'altra generazione, io non mi impicciavo, anche perché era grande. Ci sentivamo spesso perché a me piace cucinare e spesso preparavo da mangiare anche per lui, visto che vivevamo vicini."
A proposito delle indagini in corso, infine, conclude: "Stanno indagando i carabinieri, lei ci crede alla giustizia? Io non ci credo, meglio che non so niente. Non ho più niente da perdere ormai. Non si può morire così, nemmeno il più grande delinquente di Acilia non può morire così, è stata proprio un'infamità. Stai sul cavolo a qualcuno? Massacratelo di botte, sparategli ad una gamba, ma questa è stata proprio un'esecuzione."