Omicidio Cerciello, scattò la foto a Hjorth bendato: “Volevo documentarlo, inviata solo a 2 chat”
Continua il processo al carabiniere che ha scattato la foto (in apertura) in cui Gabriel Natale Hjorth, accusato di aver ucciso il brigadiere Cerciello Rega insieme all'amico Finnegan Lee Elder, appare bendato in commissariato. L'imputato, Silvio Pellegrini, è accusato di abuso e rivelazione del segreto d’ufficio per aver scattato la foto e di averla diffusa su almeno due gruppi di Whatsapp. "Ho scattato quella foto per documentare ciò che accadeva", ha dichiarato il carabiniere ieri a piazzale Clodio durante l'ultima udienza, come scrive la Repubblica.
Il ragazzo era stato bendato da un altro carabiniere, Fabio Manganaro, unico imputato in un altro procedimento in corso. Secondo quanto ha dichiarato Manganaro, lo avrebbe bendato per aiutarlo a tranquillizzarsi e sarebbe rimasto con il volto coperto appena una decina di minuti. Quanto è bastato, però, per farlo diventare protagonista di uno scatto che, come si legge negli atti, lo ha portato a subire "un danno ingiusto".
La foto scattata in caserma
Come ha dichiarato ieri in aula Pellegrini, quando Natale Hjorth è arrivato in caserma ci sono stati momenti concitati: "Non si riusciva a contenere, non era tranquillo: avevamo paura che potesse farsi del male e autolesionarsi – ha dichiarato rispondendo alla pm Maria Sabina Calabretta – Ho scattato quella foto per documentare ciò che stava succedendo. E per mostrare ai colleghi che non erano due magrebini", ha poi aggiunto, facendo riferimento a ciò che si pensava inizialmente e cioè che, ad uccidere Cerciello, fossero stati due ragazzi nordafricani. "Non sono entrato nella stanza dove si trovava Natale, ho fatto quella foto dalla portafinestra aperta, ero sull'uscio", ha dichiarato.
La foto diffusa su Whatsapp
Dopo aver scattato la foto, l'avrebbe condivisa con due gruppi: il primo chiamato "Reduci ex Secondigliano" e un secondo con i membri della sua famiglia. "Ho inoltrato la foto nella chat Reduci ex Secondigliano, dove c'erano diciotto componenti: ne conoscevo otto, gli altri dieci no, non erano carabinieri che partecipavano all'indagine – ha spiegato – Poi l'ho mandata anche a una chat di famiglia dove sono presenti mia moglie e due dei miei figli maggiorenni. L'ho inoltrata solo a questi due gruppi ma non agli organi di stampa", ha tenuto a precisare.
Riguardo al suo cellulare, rimasto inattivo improvvisamente per quattro giorni, ha aggiunto: "Si è rotto il 27 luglio e fino al 31 ho usato quello di mia moglie con la mia scheda, poi l'ho comprato il 1 agosto".