Omicidio Cerciello, negati i domiciliari a Gabriel Natale Hjorth: “Concreto pericolo di fuga”
I giudici della prima Corte d'Assise di Roma hanno respinto la richiesta degli arresti domiciliari per Gabriel Natale Hjorth, imputato nel processo per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I legali del giovane, accusato di omicidio volontario in concorso con Finnegan Lee Elder, avevano chiesto che il loro assistito fosse trasferito nella casa dei nonni a Fregene. Secondo i difensori del giovane sarebbero diminuite le esigenze cautelari: non ci sarebbe pericolo di fuga né rischio di reiterazione del reato. Di diverso parere i giudici della Corte d'Assise, che ritengono concreto il pericolo che Hjorth vada negli Stati Uniti non appena ricevuto il passaporto. L'istanza, inoltre, secondo quanto rilevato dagli avvocati dei difensori della famiglia Cerciello e di Andrea Varriale, sarebbe stata presentata in un momento non adatto dato che "il processo non è ancora giunto alla fase dell'esame delle persone offese e dell'imputato".
La moglie di Cerciello: "All'ospedale, l'ultimo bacio"
Questa mattina, all'udienza per il processo, ha parlato Rosa Maria Esilio, la vedova di Mario Cerciello Rega. La donna ha parlato di quando ha conosciuto il vicebrigadiere, del loro matrimonio, e della notte in cui le hanno detto che era stato ucciso. "Ricordo mio marito sul lettino di ospedale, con un lenzuolo addosso, gli ho dovuto chiudere gli occhi perché me lo avevano ucciso – ha raccontato – Gli ho dato l'ultimo bacio. Sono rimasta un po' sul suo letto per l'ultima volta, poggiandomi con la testa sul suo petto, come quando ci addormentavamo. Mi aveva promesso che la domenica saremmo andati al mare".