Omicidio Cerciello, legali Elder: “Non è un delitto efferato, Finnegan ha ucciso per paura”
"La verità su ciò che è realmente accaduto quella notte è già nei documenti raccolti durante il processo di primo grado, devi solo volerla vedere. Questo processo è apparentemente semplice, ma si è rilevato molto complicato non solo per il coinvolgimento emozionale che ha generato la morte di una persona, ma soprattutto perché si parte dal principio che la credibilità e la stessa analisi del comportamento delle Forze dell’Ordine non possa in nessun caso essere messo in discussione". A dirlo, in una nota, sono i legali di Finnegan Lee Elder, il ragazzo di 21 anni che a luglio 2019 ha ucciso il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Renato Borzone e Roberto Capra, hanno dichiarato che quello del vicebrigadiere non sarebbe "un delitto efferato, ma una risposta istintiva causata dalla paura di essere aggredito da un delinquente". Gli avvocati sostengono con forza la tesi che Cerciello e Varriale quella sera non si siano identificati, e che Elder abbia accoltellato il carabiniere perché convinto di avere a che fare con un pusher.
"Entrambi i ragazzi americani hanno sempre affermato di essere stati aggrediti da due uomini che pensavano fossero spacciatori – continuano i legali – Entrambi hanno negato che gli agenti avessero mostrato loro i distintivi della polizia. In particolare la versione di Finnegan Elder dal primo interrogatorio di garanzia alle intercettazioni ambientali in carcere non è mai cambiata, ma nessuno vuole credergli. Nessuna crudeltà gratuita, ma una reazione istintiva, purtroppo tragica, causata dalla paura". E ancora : "Finn e Natale, due ragazzi di 19 anni, hanno pensato di avere a che fare con 2 delinquenti, complici dello spacciatore Brugiatelli a cui avevano sottratto lo zaino, non certo con due agenti dell’Ordine. E quando Finnegan, si è trovato una persona senza divisa, senza tesserino e senza arma, sopra di lui che cercava di bloccarlo, ha reagito pensando di essere in pericolo di vita".
Secondo i due avvocati, inoltre, il carabiniere Andrea Varriale avrebbe rilasciato delle dichiarazioni non convincenti. "Ha mentito sul possesso della pistola, ha mentito descrivendo come magrebini i due aggressori – continuano i legali – L’operazione è avvenuta senza comunicare l’incontro alla Centrale operativa, in una zona diversa da quella di competenza, scomparendo dai radar della centrale operativa per quaranta minuti: un altro implicito riscontro di quanto affermato da Brugiatelli, che ha ripetuto durante diversi interrogatori che i carabinieri dissero che avrebbero recuperato lo zaino e se ne sarebbero andati tutti a casa: ‘riprendiamo questo zaino così te ne vai a casa tranquillo e andiamo via pure noi'. Quindi non era previsto nessun arresto, ma un’operazione informale per recuperare uno zaino, e probabilmente anche per fare un favore a Brugiatelli, amico di Pompei lo spacciatore/informatore dei carabinieri che a Trastevere, nella prima parte della serata, era stato lasciato andar via dai carabinieri".
In primo grado Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth sono stati condannati all'ergastolo. La Procura di Roma ha chiesto alla Corte d'Appello di confermare il carcere a vita per Elder, esecutore materiale dell'omicidio, e di ridurre la pena a ventiquattro anni di carcere per Hjorth. Secondo il procuratore generale Saveriano, Elder ha inflitto "una sofferenza senza alcuna pietà su un carabiniere, con undici coltellate, affondando fino alle costole". Mario Cerciello Rega è morto poco, le ferite riportate non gli hanno lasciato scampo. I due ragazzi sono stati arrestati dai carabinieri qualche ora dopo nell'albergo che avevano scelto per soggiornare a Roma.