Omicidio Cerciello, le chat choc dei carabinieri. L’Arma: “Provvedimenti di assoluto rigore”
L’Arma dei Carabinieri è intervenuta sulla vicenda delle chat tra carabinieri dopo il fermo di Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth. "L'Arma ha appreso che, nell’ambito del processo a carico del maresciallo capo Fabio Manganaro, per la vicenda del bendaggio di Gabriele Natale Hjorth, sono stati depositati atti di un consulente esterno della Procura relativi a contenuti di alcune chat intercorse tra militari dai toni offensivi ed esecrabili – si legge nella nota ufficiale – Non appena gli atti con i nominativi dei militari coinvolti saranno resi disponibili, l’Arma avvierà con immediatezza i conseguenti procedimenti disciplinari per l’adozione di provvedimenti di assoluto rigore".
Le chat tra carabinieri dopo il fermo e il bedaggio di Natale
La Procura della Repubblica di Roma con il pubblico ministero Sabrina Calabretta ha disposto l'acquisizione delle conversazioni intercorse nelle chat tra i carabinieri dopo il fermo dei due ventenni americani nelle ore successive all'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ucciso a coltellate la notte del 26 luglio 2019 a Prati e le ha depositate in sede processuale. Conversazioni dal contenuto molto forte, nelle quali in alcuni casi si inneggia alla pena di morte. Alcune delle frasi riportate da Il Corriere della Sera si incita in un trattamento "alla Cucchi". Un altro carabiniere, ispirandosi ai metodi utilizzati in altri Paesi del mondo scrive: "Non mi venite a dire arrestiamoli e basta! Devono prendere le mazzate. Bisogna chiuderli in una stanza e ammazzarli (…) ‘sti soggetti sono come le bestie". Un altro, curioso di come i colleghi abbiano svolto il fermo dei due ventenni americani domanda: "Li avete sfondati di mazzate?" E un altro ancora suggerisce: "Bisogna squagliarli nell’acido".
Gli avvocati di Manganaro: "Nessun riferimento al mio assistito"
Rispetto a Manganaro, il militare accusato di aver messo in atto una misura di rigore non consentita dalla legge per aver coperto gli occhi di Natale con una benda mentre si trovava nella caserma di via in Selci, gli avvocati Roberto De Vita e Valentina Guerrisi hanno dichiarato: "Si tratta di conversazioni intervenute tra altri militari e non riferibili in alcun modo al nostro assistito. Semmai dimostrano chiaramente in quale contesto il maresciallo Manganaro ha operato ed è riuscito a garantire l’incolumità del fermato".