Omicidio Cerciello, la lettera di Elder: “Provo dolore. Vorrei tornare indietro e cambiare le cose”
Nella giornata di oggi, giovedì 17 marzo, si è tenuta la sentenza d'Appello del processo per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, accusati di omicidio volontario e per i quali, in primo grado, era stato richiesto l'ergastolo, sono stati condannati a 24 e 22 anni di carcere.
Come appreso da Fanpage.it, nelle dichiarazioni spontanee da una lettera ai suoi legali, Elder colui che ha inflitto le 11 pugnalate armato di coltello da marine, ha chiesto perdono per il gesto che ha commesso e ha esternato una riflessione, frutto dei due anni passati in carcere.
Le scuse di Elder alla famiglia di Cerciello e all'Arma dei Carabinieri
"Due anni fa, quando è successo il tragico fatto, avevo poco più di diciannove anni, avevo appena superato la maggiore età – ha scritto in apertura – Attraverso questa affermazione voglio esprimere i sentimenti che ho raggiunto meditando profondamente in questi anni di carcere."
Subito dopo si è scusato, sia con la famiglia del vicebrigadiere che con il corpo militare di cui quest'ultimo faceva parte: "Provo dolore per la morte di Mario Cerciello, esprimo profonda vicinanza alla moglie e alla sua famiglia per il dolore causato dalla perdita che hanno subito; sono consapevole che stanno vivendo un lutto senza fine; a tutti loro esprimo profondamente le mie condoglianze. Il mio più profondo e sincero rispetto va anche all'intero “Corpo Militare dei Carabinieri”, che non ho mai inteso offendere o mancare di rispetto, poiché ho sempre affermato di non essere a conoscenza che il vicebrigadiere Cerciello quella notte fosse un ufficiale in borghese o impiegato in qualsiasi incarico sotto copertura – poi ha ricominciato a scusarsi con la famiglia – Io voglio chiedere ancora una volta perdono alla famiglia del vicebrigadiere Cerciello, perché, anche se i fatti sono andati come ho più volte raccontato, la colluttazione c’è stata e io l’ho colpito. Vorrei davvero poter tornare indietro a quella notte e cambiare il corso delle cose per poter attenuare almeno un po’ le sofferenze di tutti."
Il racconto di Elder
Successivamente Elder ha iniziato a raccontare gli eventi dal suo punto di vista: "Quando sono successi i fatti era un periodo molto difficile per me, mi sentivo disperso, prendevo molte medicine e ero in cura da uno psichiatra negli Stati Uniti", ha ammesso. "Ho già raccontato alcune volte come sono andati i fatti. L’ho raccontato la prima volta in caserma, dopo l’arresto, a mio padre, al nostro amico di famiglia Craig e a mia madre. L’ho anche raccontato ai giudici di primo grado – ha dichiarato – Non credo che oggi sia necessario per me ripeterlo ancora, anche perché la mia storia è sempre stata la stessa, semplicemente perché quella è la verità."
Poi ha continuato a ribadire di non essersi mai accorto che le due persone, Cerciello e Varriale, fossero carabinieri: "In nessun modo ho potuto capire che si potesse trattare di appartenenti alle forze dell’ordine. Non hanno mai mostrato i tesserini, né si sono qualificati. Non è stato detto nulla prima che il vicebrigadiere Cerciello mi abbia afferrato, né dopo." E, infine, ha concluso: "Da allora ho pensato a quei momenti molte volte, ma devo dire che non ho avuto alcuna possibilità di capire che fossero appartenenti alle forze dell’ordine. Non voglio aggiungere altro, vi chiedo solo di credermi."