Omicidio Cercello, condannato il carabiniere che ha fotografato Gabriel Natale Hjorth bendato
È stato condannato a un anno di carcere il carabiniere accusato di aver scattato una fotografia di Gabriel Natale Hojrth mentre il giovane americano era bendato nella caserma dei carabinieri di via dei Selci a Roma. Il ragazzo è accusato, insieme a Finnegan Lee Elder, di aver ucciso il vice brigadiere Mario Cerciello Rega.
Silvio Pellegrini, il nome del militare, è accusato di abuso d'ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio. Per lui i pm avevano chiesto una condanna a un anno e due mesi con questa giustificazione: "Non c'era necessità investigativa di fare quella foto né di divulgarla. Nulla giustifica la divulgazione di foto in una chat che non era investigativa, i carabinieri nel gruppo su whatsapp non erano tutti impegnati nelle indagini. C'era una partecipazione emotiva ai fatti, che non c'entrava con le indagini".
"Stasera un Carabiniere pluridecorato è stato condannato a un anno di reclusione e di interdizione dai pubblici uffici sulla base di una norma, l'abuso d'ufficio, che contiene tutto ed il contrario di tutto", ha spiegato Andrea Falcetta, legale di Pellegrini. "Premesso che certamente proporremo appello, auspico anche che si giunga finalmente ad una sua radicale riforma e/abolizione perché notiziare altri Carabinieri del fermo di chi ha ucciso uno di loro non può e non deve essere un reato".
In aula il carabiniere ha ricordato che quando Hjorth è arrivato in caserma, ci sono stati attimi concitati: "Non si riusciva a contenere, non era tranquillo: avevamo paura che potesse farsi del male e autolesionarsi. Ho scattato quella foto per documentare ciò che stava succedendo. E per mostrare ai colleghi che non erano due magrebini. Non sono entrato nella stanza dove si trovava Natale, ho fatto quella foto dalla portafinestra aperta, ero sull'uscio", ha dichiarato in aula, rispondendo alle domande dei pm.
Dopo aver scattato la foto, avrebbe condiviso lo scatto su due gruppi Whatsapp, uno con i membri della sua famiglia e uno chiamato "Reduci ex Secondigliano: "In quella chat – ha spiegato – c'erano diciotto componenti: ne conoscevo otto, gli altri dieci no, non erano carabinieri che partecipavano all'indagine. Poi l'ho mandata anche a una chat di famiglia dove sono presenti mia moglie e due dei miei figli maggiorenni. L'ho inoltrata solo a questi due gruppi ma non agli organi di stampa".
Per aver bendato il ragazzo, lo scorso febbraio il tribunale di Roma ha condannato a due mesi il carabiniere Fabio Manganaro, accusato di misura di rigore non consentita dalla legge.