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Omicidio alla stazione Termini, spunta un complice: “Teneva ferma la vittima mentre l’accoltellava”

Avrebbe tenuto bloccata la vittima mentre l’accoltellava alla stazione Termini a Roma: per questo è scattato l’arresto nei confronti di una seconda persona, complice del killer.
A cura di Beatrice Tominic
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Avrebbe tenuto fermo Jarol Bernaola, il ventottenne ucciso alla stazione Termini nella serata della scorsa domenica, 8 settembre, mentre il killer lo stava accoltellando. Questo è quanto ricostruito dagli inquirenti che indagano sull'omicidio. Per questo, dopo l'arresto di S.A.S.N., è stato disposto anche anche quello del trentenne L.E.S.J., suo complice, anche lui peruviano come il killer e la vittima, che oggi si trova in stato di fermo.

Avrebbe bloccato le braccia di Bernaola, mentre l'altro lo uccideva, all'angolo fra via Giolitti e via Manin di fronte all’ingresso della stazione Termini.

L'omicidio alla stazione Termini: cosa è successo

I fatti risalgono, come anticipato, alla serata di domenica scorsa quando, dopo una lite davanti ad un bar in via Cavour, è stato ucciso il ventottenne. Due uomini si sono messi a litigare, ma in breve tempo sono venuti alle mani. Uno dei due si è preso un forte pugno in faccia che gli ha spaccato il labbro. Poi i due si spostati verso via Giolitti, dove hanno continuato a spintonarsi. Un connazionale presente ha provato a separarli. E, a quel punto, per difendere l'amico, è intervenuto S.A.S.N. che ha estratto dal suo borsello il coltello. Poi lo ha puntato contro il ventottenne. E lo ha accoltellato, con sei colpi e con "ferocia inaudita", come fanno sapere gli inquirenti.

Sul posto, sono arrivati gli agenti della Polizia di Stato che hanno immediatamente rintracciato e sottoposto in stato di fermo un trenteseienne.

Nel frattempo il ragazzo accoltellato, ventottenne peruviano, era stato preso in carico dagli operatori del personale sanitario del 118 che lo hanno trasportato in ambulanza al vicino Umberto I. Poco dopo l'arrivo in ospedale, purtroppo, è morto. Per lui non c'è stato niente da fare.

Il movente del gesto

Come ricostruito dagli agenti del commissariato Viminale e dai colleghi della Polfer, che hanno passato al vaglio i video registrati dalle videocamere di sicurezza, i due avrebbero iniziato a litigare per questioni legate alla ex del ventottenne, con cui il giovane aveva un figlio.

Un omicidio risolto nel giro di poco tempo, grazie proprio alla presenza delle videocamere sul posto. Eppure nelle ultime ore, come riporta l'edizione e locale de il Messaggero, stanno emergendo nuovi dettagli. Primo fra tutti il coinvolgimento della terza persona, irregolare in Italia e sconosciuta all'ufficio immigrazione, come anche killer e vittima.

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