Obbliga la figlia piccola del compagno a pulire casa e a vivere isolata dai coetanei: scatta il processo
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Una matrigna come quelle di Cenerentola: così era la donna che ha obbligato per anni la figlia del compagno a fare le pulizie e a vivere una vita di privazioni. Non poteva uscire di casa per incontrarsi con gli amici, non poteva neppure scambiare con loro, e con il fidanzato, qualche messaggio. Poteva incontrarli soltanto a scuola. Una volta rientrata doveva occuparsi della casa: se la casa non fosse risultata pulita come voleva la matrigna, sarebbe stata insultata e picchiata. Dopo anni di maltrattamenti, non appena compiuti 18 anni, la giovane ha sporto denuncia. E per la compagna del padre è scattato il processo per maltrattamenti.
Maltrattata dalla matrigna come Cenerentola: cosa è successo
Tutto ha avuto inizio nel 2014, quando la piccola aveva circa nove anni, pochi mesi prima che morisse sua madre. Negli ultimi mesi di vita della donna, il padre e la compagna non permettevano alla ragazzina di chiamare la mamma più di una volta al giorno e, dopo la morte, alla piccola è stato impedito di frequentare i parenti del ramo materno. Dopodiché, con il trasferimento definitivo a casa del padre, la situazione è peggiorata.
La matrigna, senza che il padre glielo impedisse, ha iniziato ad obbligarla a chiamarla "mamma" e, quando hanno scoperto che nel telefonino il numero della donna era salvato con un soprannome, l'hanno costretta anche a cambiare il contatto in "mamma".
Le pulizie e l'isolamento dai coetanei per anni
La piccola non poteva vivere una vita comune a quella di tutti e tutte le sue coetanee. La matrigna e i padre la obbligavano a svolgere le faccende domestiche e le pulizie: qualora non avesse trovato la casa pulita come voleva lei, avrebbe insulta e picchiato la ragazzina. "Non vali niente", le diceva. Non le era permesso prendere un sei a scuola o ritardare di cinque minuti il rientro a casa senza che fosse offesa pesantemente. Non poteva prendersi cura di sé come voleva o scegliere cosa indossare.
La piccola, inoltre, poteva trascorrere con amici e compagni soltanto le ore scolastiche. Per il resto le era vietato uscire di casa e frequentarli, fatta eccezione per un'unica uscita al mese. Quando la matrigna ha scoperto l'esistenza del fidanzato, un suo compagno di classe, la situazione è peggiorata ancora. Lo ha costretto a lasciarlo.
L'aggressione: "Sei una brutta schifosa"
I due giovani, però, dopo il Covid, hanno deciso di tornare insieme di nascosto. La compagna del padre della ragazzina è riuscita a scoprire anche questo, nel febbraio del 2022. Così l'ha aggredita. Le ha rubato il cellulare e l'ha colpita con un schiaffo, pizzicandola e facendole venire un livido. "Sei una brutta schifosa", le avrebbe detto nel frattempo. E poi, per costringerla a non vedere più il ragazzo, aveva fatto partire il trasferimento in un'altra scuola.
Le testimonianze del fidanzato e delle amiche
Chiamati a parlare in tribunale, come testimoni, il fidanzato stesso e alcune amiche della giovane. "Non potevamo mai andarla a trovare a casa, saremmo uscite insieme al massimo quattro volte – ha spiegato una compagna di classe, come riporta il Corriere della Sera – Quando ha cambiato scuola le parlavamo con un telefono che le aveva fatto avere di nascosto il fidanzato: i prof le avevano suggerito di chiamare il telefono azzurro".
La denuncia non appena compiuti i 18 anni
La ragazzina, invece, ha aspettato di compiere 18 anni, sporgere denuncia e scappare. Ma la matrigna e il padre hanno continuato a maltrattarla: non le hanno mai fatto riavere le sue cose e l'uomo ha chiuso tutti i rapporti con lei, nonostante i tentativi della giovane. A carico della donna, invece, è scattato il processo per le vessazioni fisiche e psicologiche che la ragazzina è stata costretta a subire per anni. Ora si trova a processo con l'accusa di maltrattamenti aggravati perché commessi nei confronti di una ragazzina minorenne.