Nuovo focolaio di Covid nel carcere di Rebibbia a Roma: almeno 14 detenuti positivi
Un nuovo focolaio Covid è scaturito all'interno del carcere di Rebibbia a Roma. Sono almeno quattordici i detenuti positivi, risultati emersi dallo screening della Asl, che sta effettuando tamponi nei diversi reparti. I casi nel nuovo complesso, che stavolta appartengono al braccio G11, mentre il precedente cluster registrato nell'istituto penitenziario riguardava il G12. A rinnovare l'allarme per la situazione d'emergenza per il sovraffollamento delle carceri, terreno fertile per il proliferare dei contagi di coronavirus, è il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, che torna a porre l'accento sull'urgenza di vaccinare detenuti e operatori penitenziari: "Questa cosa non avrà fine se non quando si provvederà a vaccinare l’intera comunità penitenziaria, dai poliziotti che operano quotidianamente nelle sezioni ai detenuti che ci vivono" scrive in una nota pubblicata sui social network. Il garante definisce "ogni giorno più imbarazzante il silenzio del Ministro della Salute e del Commissario Covid di fronte ai ripetuti appelli alla revisione delle priorità vaccinali arrivati da autorevoli personalità come la senatrice a vita Liliana Segre e da istituzioni come il Garante nazionale e, da ultimo, ieri, il Consiglio regionale del Lazio, che si è espresso con un voto a larga maggioranza". La settimana scorsa la protesta a Rebibbia per paura del Covid, con detenuti in isolamento insieme nelle stessa cella, che rischiano di contagiarsi.
Detenuti tra categorie con priorità per il vaccino contro il Covid
Il Consiglio regionale del Lazio ieri pomeriggio ha approvato un ordine presentato dai consiglieri Marta Bonafoni, Alessandro Capriccioli e Paolo Ciani, rispettivamente capigruppo della Lista Civica Zingaretti, +Europa Radicali e Demo, che impegna la Giunta e il presidente ad adottare le misure necessarie per far rientrare detenuti ed operatori tra le categorie alle quali somministrare il vaccino anti Covid19 in via prioritaria. "La popolazione carceraria era vulnerabile dal punto di vista sanitario già prima della pandemia, ora la situazione non può che essere peggiorata a causa delle restrizioni, per cui occorrono soluzioni immediate e d’urgenza" si legge in una nota.