Novantenne segregato in casa dalla moglie, ma lei: “Non gli ho rotto i denti, è colpa del torrone”
Un novantenne ha accusato la moglie di averlo segregato in casa per mesi in uno stanzino. Di notte lo chiudeva a chiave con soltanto una sedia e un secchio per i bisogni. Di giorno lo costringeva a stare fuori casa e lui trascorreva praticamente tutto il tempo seduto su una panchina sul lungomare di Civitavecchia, litorale a Nord di Roma.
Un giorno una pattuglia di carabinieri ha notato l'anziano e gli ha chiesto spiegazioni. Lui ha raccontato le terribili condizioni in cui era costretto a vivere: "Vi prego aiutatemi, mia moglie di notte mi chiude in uno sgabuzzino, ho soltanto un secchio e una sedia, i giornali come lenzuola e il giorno devo stare per forza fuori casa". L'anziano, che ha un principio di Alzheimer ed è affetto da demenza senile, è ospitato presso una casa di cura del territorio.
La moglie è accusata di lesioni e maltrattamenti in famiglia, ma ha provato in tutti i modi a smentire i soprusi denunciati dal coniuge: "Eravamo separati, l'ho ospitato in casa per pietà. In quello stanzino voleva stare lui, lì c'era un materasso. E non è vero che gli davo le botte, ci sarebbero i segni sul corpo e invece non ci sono".
Alle telecamere della trasmissione di Rai Uno ‘La vita in diretta' ha cercando ti giustificarsi così in merito ad un'altra accusa, quella di aver preso a pugni sui denti il marito: "Dicono che gli ho dato un pugno sulla dentiera, ma non è vero. Lui mangiava il torrone, quello duro, e gli si staccavano i denti".
Stando a quanto ricostruito, però, le accuse alla donna sono ritenute credibili. L'uomo veniva costretto a dormire senza un letto e senza cibo fino al mattino. La mattina la moglie lo cacciava di casa e gli consegnava 5 euro, che lui si doveva far bastare fino alla sera, quando gli era consentito rientrare in casa. L'indagine è coordinata dal sostituto procuratore Annunziata Rapillo della procura di Civitavecchia.