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“Non vengo al lavoro, è morto mio padre”, ma consegna un certificato falso: giudice assolve un bidello

Chiamato per una supplenza, non si è presentato al lavoro e ha presentato un certificato falso che attestava la morte del padre. Il giudice lo assolve: “Si vedeva che era falso”.
A cura di Beatrice Tominic
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Scuola Via Trionfale
Scuola Via Trionfale

Era stato chiamato a lavorare cinque giorni in una nuova scuola, come supplente. Dopo i primi due, un bidello di 52 anni di Roma ha consegnato un certificato di morte alla dirigenza della scuola: "Mio padre è venuto a mancare", aveva spiegato per evitare le ultime tre giornate di lavoro. Il documento presentato, con tanto di timbro del Policlinico Agostino Gemelli, però, si è rivelato essere un falso: la preside dell'Istituto comprensivo via Trionfale ha fatto delle verifiche e lo ha scoperto.

I fatti sono avvenuti nel 2019: poco più di quattro anni dopo, il collaboratore scolastico, accusato di interruzione di pubblico servizio e falsificazione del documento, è stato assolto dal giudice, come riporta il Messaggero.

I giorni di supplenza

Aveva iniziato la supplenza, ma il terzo giorno non si è presentato. In sua assenza, la preside è stata costretta a controllare nuovamente la graduatoria per trovare qualcuno che sostituisse il bidello ed è stato proprio in quel momento che lo ha notato: il bidello era stato contattato da un'altra scuola e aveva accettato l'incarico, dando disponibilità per il giorno successivo.

Il falso certificato

Insospettita, ha chiesto al collaboratore scolastico di presentare un certificato di morte che potesse attestare quanto dichiarato come motivo della sua assenza. Il documento è arrivato qualche giorno dopo. Fatta eccezione per il timbro dell'ospedale, che sembrava vero, non appariva come un documento ufficiale. L'intero testo, ad esempio, era scritto in minuscolo.

Così, insospettita, la preside ha contattato il policlinico Gemelli: "Ci hanno confermato che non erano stati loro ad emettere il documento", ha spiegato in tribunale. Così è scattata la denuncia ed è stato sospeso il pagamento dei due giorni in cui l'uomo aveva già lavorato.

La dichiarazione del bidello

"È vero, era un documento falso – ha spiegato il collaboratore scolastico, ammettendo le sue responsabilità – Ho fatto una cavolata, avevo molti problemi in quel periodo. A pensarci adesso mi sembra assurdo: l'ho fatto per non andare al lavoro, se avessi detto che stavo male, mi sarei dovuto presentare comunque probabilmente".

E sul mancato pagamento ha precisato che si meritava di non essere retribuito: "Non me la sentivo neanche di chiedere soldi", ha aggiunto. Chiamata a testimoniare in aula anche la madre del bidello secondo la quale, in quel periodo così difficile che stava passando il figlio, sembrava completamente fuori di sé.

L'assoluzione in aula

Accusato di interruzione di pubblico servizio e falsificazione del documento, il pm ha chiesto l'assoluzione per entrambi capi d'imputazione nei confronti del bidello, incensurato: "Era evidente che il certificato fosse un falso, a destare dubbi soltanto il timbro del Gemelli". Il giudice ha confermato l'assoluzione: oltre al certificato, non ci sono stati cambiamenti sul pubblico servizio, grazie all'impegno degli altri collaboratori a lavorare un'ora in più.

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