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Noemi Carrozza muore in moto sulla Colombo a 21 anni: rinvio a giudizio per tre dirigenti del Comune

Morta mentre viaggiava in moto sulla Cristoforo Colombo. È quanto accaduto a Noemi Carrozza nel giugno del 2018. Dopo tentativi di archiviazione, oggi è stato chiesto il rinvio a giudizio per tre dirigenti del Simu.
A cura di Beatrice Tominic
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A sette anni dalla morte di Noemi Carrozza, ventunenne pluricampionessa di nuoto sincronizzato, dopo lunghe indagini e richieste di archiviazione, è stato chiesto il rinvio a giudizio per tre dirigenti del Simu, Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana del Comune di Roma. La ragazza si trovava in sella al motorino in quella tragica sera del 15 giugno 2018, quando ha perso il controllo del mezzo ed è finita contro un albero lungo la via Cristoforo Colombo.

Secondo l'accusa un guardrail avrebbe potuto salvare la vita della ventunenne. Ma la presenza di strutture simili, non sarebbe obbligatoria. E dopo due richieste di archiviazione del caso, è arrivato il rinvio a giudizio.

Si schianta contro un albero in moto sulla Colombo: morta Noemi Carrozza

Si trovava in sella al motorino lungo la via Cristoforo Colombo quando ha perso il controllo del mezzo e si è schiantata contro un albero. È quanto accaduto a Noemi Carrozza, ventunenne campionessa di nuoto sincronizzato, nella sera del 15 giugno 2018. Stava viaggiando in motorino, un Derby 125 al di sotto del limite di velocità previsto quando ha perso il controllo del mezzo, come chiarito dalle immagini. Era lucida, non aveva assunto alcolici e non si trovava al telefono. Stava procedendo a 40 chilometri orari in un tratto di strada il cui limite è di 50. Ma una volta perso il controllo del mezzo, si è schiantata contro l'albero e ha perso la vita nel corso dell'intervento dei soccorritori.

Il rinvio a giudizio per tre dirigenti del Simu

L'udienza preliminare è prevista per mercoledì. Presenti, al banco degli imputati, il direttore del Simu dell'epoca poiché non avrebbe disposto la costruzione della barriera protettiva lungo la strada, come ricostruito dalla procura. Oltre a lui, però, rischiano di finire sotto processo anche altri due funzionari, dirigenti apicali del Simu, come riporta il Corriere della Sera: il direttore delle urbanizzazioni primarie e quello delle opere stradali. Nessuno dei due, secondo i magistrati, avrebbe sollecitato il dipartimento a mettere in atto opere mirate, proprio come l'installazione di una barriera protettiva.

Il rinvio a giudizio arriva dopo un lungo percorso giudiziario e dopo due richieste di archiviazione, entrambe respinte dal gip dopo l'opposizione della famiglia della ventunenne: secondo il consulente della procura, non c'era l'obbligo di montare un guardrail, visto che l'albero in questione è stato piantato prima del 1992, quando la normativa non era ancora in vigore. Per il gip, però, era compito del Campidoglio garantire la sicurezza stradale che poteva essere assicurata proprio tramite l'installazione del guard rail.

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