Natale Di Cola (Cgil): “Bilancio comunale: invertire la rotta su tagli a servizi e personale”
Natale Di Cola è da alcune settimane il nuovo segretario generale della Cgil a Roma e nel Lazio. Oggi si trova a guidare un sindacato battagliero, che si è già schierato con forza contro l'inceneritore, e che non rinuncia mai a svolgere il suo ruolo di parte sociale nei confronti del Campidoglio. Non fa eccezione il bilancio previsionale appena varato dall'aula Giulio Cesare, che secondo Di Cola disegna una città in "stagnazione" e un "ritiro dell'amministrazione pubblica".
Cosa pensa la Cgil del bilancio varato dall'aula Giulio Cesare?
Prima di tutto come sindacati, insieme anche a Uil e Cisl, abbiamo chiesto un proseguimento del confronto. Secondo noi il bilancio va cambiato perché è atto regressivo. Pur non volendo guardare al 2023, teniamo conto che è un bilancio pluriennale, vediamo disegnate le prospettive dell'amministrazione Gualtieri sostanzialmente fino a fine mandato. È un bilancio che disegna una città in cui l'amministrazione pubblica si ritira invece di crescere, e non colma le disuguaglianze sempre più insopportabili.
Su cosa esattamente chiedete di invertire la tendenza?
Partiamo da tre numeri. Prima di tutto se è prevista l'assunzione di 1.750 nuovi lavoratori e lavoratrici nell'amministrazione, il saldo rispetto ai pensionamenti continua a essere negativo con una perdita di 1.050 unità. Questo è un problema, perché la macchina capitolina già è sovraccarica, e ora deve anche affrontare la sfida della messa a terra e dello sviluppo del Pnrr. Consideriamo che in 10 anni già abbiamo perso 2.000 lavoratori.
Secondo: il comune non investe neanche nelle municipalizzate con un taglio in tre anni di 120 milioni di euro, se a questo aggiungiamo l'aumento dei costi per rispettare i contratti di servizio mi sembra quasi inevitabile un peggioramento dei servizi.
Terzo dato che voglio sottolineare, ma non ultimo per importanza, è che il comune di Roma nel 2012 spendeva 707 milioni per le politiche sociali, oggi ce ne sono 706. Siamo tornati al livello di spesa di 10 anni fa. Per capirci a Milano per lo stesso periodo nel previsionale di bilancio si mettono 520 euro per cittadino, a Roma ce ne sono 290.
L'amministrazione di Roberto Gualtieri poteva fare di più e diversamente?
Partiamo da un dato, soldi ce ne sono pochi. La diminuzione delle entrate nelle casse capitoline lo vediamo per il taglio ai trasferimenti e la sentenza della Corte di Cassazione sull'Imu per le seconde case, a cui va associato l'aumento dei costi dovuto alla crisi energetica e all'inflazione. Detto questo si potevano operare delle scelte diverse noi crediamo. Ad esempio: non c'è un euro per la tutela delle fasce più deboli di fronte al carovita. E poi quello che sta mancando nel discorso pubblico e nel rapporto con la città, è la volontà di fare una grande battaglia: si vota un bilancio che rende più fragile e vulnerabile l'amministrazione, senza chiedere con forza più risorse. Lo status di Roma Capitale deve essere riconosciuto davvero e con questo anche maggiori trasferimenti, sono anni che se ne parla e ora deve tornare al centro dell'agenda politica. Servirebbe poi mettere in campo una vera lotta all'evasione fiscale ed efficientare la capacità di spesa delle risorse che ci sono.
Chi sentirà di più il peso di questo bilancio?
Chi pagherà di più saranno i municipi, che con una coperta così corta si troveranno in grande difficoltà ad erogare i servizi e tutelare i cittadini. Questa situazione non si risolve soltanto a livello locale. Il sindaco ha la responsabilità di porla a tutti i livelli, altrimenti se è solo una questione di bilancio la politica a cosa serve? Se non cambia nulla quando cambia il colore delle amministrazioni facciamo governare un ragioniere. Per noi ad esempio è assurdo che ci possano decine di migliaia di persone a Roma in emergenza abitativa e chi ha più di una casa di proprietà non paghi nulla.
Quale iniziative metterete in campo?
Il nostro impegno è lavorare affinché si facciano le variazioni di bilancio al più presto per garantire i servizi. Chiediamo la ripresa di un confronto per costruire soluzioni condivise dalle parti sociali. In assenza di questo non escludiamo di intraprendere iniziative di mobilitazione, lo valuteremo al momento opportuno.