Musicista della banda della polizia di Stato denuncia pagamenti in nero: ora la parola al Tar
L'odissea di Ornella Bartolozzi, l'arpista romana che da due anni chiede di essere risarcita per aver lavorato in nero per ben 14 anni all'interno della banda della Polizia di Stato, non sembra avere fine. Ornella ha chiesto un risarcimento di oltre un milione di euro.
La vicenda
Dal 2003 al 2017 ha partecipato a circa 150 concerti in giro per l'Italia. L'artista non fa parte del corpo della Polizia di Stato e perciò è stata sempre esclusa da qualsiasi tipo di concorso. La donna racconta di aver atteso di essere stabilizzata ma questo non è mai accaduto. "Ho lavorato in nero, ricevevo i soldi in contanti dal maestro – racconta Ornella – lo so che è assurdo ma purtroppo è così". Nel 2022, cinque anni dopo la sua ultima esibizione, decide di rivolgersi al Tribunale del lavoro per chiedere un risarcimento al Ministero dell'Interno. Dal canto suo il dicastero si è sempre difeso affermando che la musicista avrebbe svolto prestazioni lavorative occasionali, remunerate dagli organizzatori degli eventi e senza alcuna tipologia di rapporto lavorativo con il Ministero.
Aurelio Salata, difensore della sig.ra Bartolozzi, ci ha rivelato come il Ministero non abbia mai depositato evidenze relative alla movimentazione di denaro relativo ad eventi cui partecipava – anche nell’organizzazione – la Polizia di Stato, né le ritenute d’acconto che avrebbe dovuto pagare all’arpista. Inoltre, il Ministero non avrebbe giustificato la presenza dell’arpista su mezzi militari e all’interno di basi militari – anche di alleati NATO – e ambasciate estere. L’Avv. Salata, "Riteniamo che sia fondamentale che il Ministero prenda posizione su tali punti, soprattuto in un periodo in cui la pubblica sicurezza assume carattere fondamentale" conclude il legale.
Una prima sentenza era prevista per fine 2022 invece il Tribunale del lavoro ha dichiarato la sua incompetenza in favore di quella del Tribunale Amministrativo. Se il Tar del Lazio dirà di non essere competente in materia, la causa dovrà essere riassunta – nuovamente- dinanzi al giudice indicato come competente. "Si tratta di un incredibile rimpallo di responsabilità – commenta l'avvocato di Ornella Aurelio Salata – e ci troviamo ora di fronte ad un nuovo bivio: se il Tar dirà di non essere competente in materia, dovremmo rivolgerci alla Cassazione, e questo vorrà dire ancora mesi e mesi di attesa".
La storia di Ornella in Parlamento
Ad aprile la vicenda di Ornella è approdata nel nostro Parlamento, sotto forma di un'interrogazione a rispostascritta presentata dall'onorevole di Fratelli d'Italia Fabio Rampelli. "Ha dell'incredibile la storia di Ornella che, dal maggio 2003 all'ottobre 2017, ha lavorato come arpista, pienamente integrata nell'organico, per la banda musicale della Polizia di Stato" scrive Rampelli – tale rapporto di lavoro, però, non è mai stato contrattualizzato e l'unica colpa di Ornella è stata rinunciare per troppo tempo ad esercitare il proprio diritto di regolarizzare la posizione lavorativa, a fronte di reiterate rassicurazioni, probabilmente e comprensibilmente per timore di un licenziamento". Abbiamo provato a contattare l'onorevole Rampelli per sapere di eventuali sviluppi riguardo a questa interrogazione ma non abbiamo ricevuto risposta. A quanto ci risulta al momento l'interrogazione sarebbe caduta semplicemente nel vuoto e giace da mesi in Parlamento senza vedere la luce.