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Muore per un’intossicazione da botulino dopo aver mangiato la zuppa del supermercato: tutte le ipotesi

Ha mangiato una zuppa acquistata al supermercato e si è sentita male. Trasportata d’urgenza in ospedale, è morta poco dopo: cosa è successo? Tutte le ipotesi.
A cura di Beatrice Tominic
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Ha aperto una zuppa di carciofi comprata al supermercato, l'ha messa a scaldare e l'ha mangiata. Forse, però, qualcosa non tornava nel sapore che sentiva, così potrebbe aver chiesto alla figlia di assaggiarne un cucchiaio. Poco dopo si è sentita male, è stata trasportata d'emergenza in ospedale, al Sant'Eugenio con un quadro clinico già fortemente compromesso. Ed è morta poco dopo.

A sentirsi male, trasferita in fin di vita in ospedale, dove si trova ancora adesso in terapia intensiva, anche la figlia, che ne aveva mangiato un solo cucchiaio. Chiamati ad intervenire i carabinieri dei Nas che stanno cercando di ricostruire come sia stato possibile il deterioramento della zuppa.

Dalla Asl ai Nas: la scoperta del batterio nella zuppa del supermercato

Subito dopo la vicenda sono stati avviati accertamenti di tipo alimentare da parte della Asl competente, allo scopo di prevenire nuovi casi. Soltanto in seguito sono stati allertati i carabinieri dei Nas.

"Si è trattato di un prodotto semifresco: quando i Nas sono intervenuti l'azienda aveva già ritirato dal mercato i prodotti del lotto acquistato dalla donna, per questo non è stato possibile fare campionamenti più approfonditi", spiegano alcune fonti interne a Fanpage.it. Diverso, invece, quanto avvenuto sulla confezione della zuppa mangiata dalla donna (e sulla donna stessa) che ha permesso di avvalorare la certezza della presenza di botulino.

Intossicata dal botulino per una zuppa: tutte le ipotesi

L'ipotesi che si sia trattato di un batterio presente all'interno del lotto è difficilmente perseguibile: se questa ipotesi fosse vera, sarebbero stati segnalati altri casi di intossicazione alimentare, anche altrove, di cui, invece, pare non si abbia notizia. Da escludere anche la possibilità che la donna abbia mangiato una quantità troppo elevata di prodotto (e, di conseguenza, sia entrata in contatto con un'alta quantità di batteri): alla figlia della donna, ridotta in fin di vita, è bastato un solo cucchiaio per stare male.

Un'altra ipotesi, forse quella più accreditata, è che il batterio possa essersi manifestato dopo un periodo di mal conservazione. "Questo tipo di zuppe va conservato al massimo sette o dieci giorni in frigo – spiegano ancora – La confezione è chiusa da una pellicola termoplastificata che sigilla il gas alimentare per evitare lo sviluppo delle tossine. Per alterare la qualità del prodotto sarebbe bastato un piccolo foro in questa pellicola". Nonostante le ipotesi, continuano le indagini dei Nas su mandato della procura di Roma che, nel frattempo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

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