Muore nel carcere di Rebibbia a 67 anni, detenuti in protesta: la Procura apre un’inchiesta
È morto dopo una notte di "sofferenza odontoiatriche" nel carcere di Rebibbia a Roma una paio di notti fa i compagni, detenuti, non appena appreso quanto accaduto, hanno dato il via ad una protesta. A diffondere la notizia con un post affidato ai social è stato il Garante delle persone private della libertà del Lazio, Stefano Anastasia.
A morire un detenuto di 67 anni, cardiopatico e diabetico. Come riferito nella nota, si indaga adesso per verificare la tempestività dei soccorsi e il genere di assistenza prestato al detenuto, per verificare la presenza di eventuali responsabilità.
La denuncia del garante: "I detenuti hanno paura di morire"
"L’inchiesta della procura ci dirà della tempestività dei soccorsi e dell’assistenza che gli era prestata", spiega in poche righe il Garante Anastasia, prima di precisare che i detenuti hanno paura di morire in cella per i motivi più svariati.
"Sicuramente è necessario qualificare l’assistenza sanitaria in carcere – sottolinea il Garante delle persone private della libertà del Lazio – Ma anche riscoprire l’incompatibilità con la detenzione delle malattie gravi che non possono essere adeguatamente curate in carcere e rinunciando all’ossessione di risolvere tutto mettendo la gente in galera". Il sessantasettenne trovato senza vita in cella, come ha dichiarato lo stesso Anastasia, era diabetico e cardiopatico.
La protesta in carcere
Alla morte del sessantasettenne è seguita una protesta da parte degli altri detenuti: "È stata una civile protesta dei detenuti della Casa di reclusione di Rebibbia (di quelle che qualche genio vorrebbe rendere punibili con altri anni di carcere) che ha richiamato oggi la nostra attenzione sulla morte del detenuto di 67 anni", ha ammesso. Ed è stato proprio a quel punto che sarebbe scatta l'inchiesta della procura.