Muore dopo intervento nello studio famoso su TikTok: ci sono dei limiti per la pubblicità social dei medici
Sono sempre di più i medici che decidono di pubblicizzare la propria attività sui social network, come accade già per professionisti in ogni campo. Proprio tramite una promozione di questo genere Margaret Spada è entrata in contatto con l'ambulatorio in cui si è sottoposta a rinoplastica. Qualcosa, però, non è andato come avrebbe dovuto. E dopo la somministrazione dell'anestesia si è sentita male. Trasferita d'urgenza in ospedale, è morta tre giorni dopo: aveva soltanto 22 anni.
Ma quali sono i limiti per pubblicizzare la propria attività sui social network, i luoghi virtuali in cui più spesso si muovono giovani e giovanissimi. Fanpage.it lo ha chiesto ad Antonio Magi, il presidente dell'Ordine dei Medici di Roma.
"La pubblicità per i medici, anche sui social network, è concessa – esordisce il professor Magi, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it – Ovviamente, però, occorre seguire un codice deontologico ben definito: esiste un regolamento preciso per la pubblicità, non importa quale sia lo strumento con cui avviene la sponsorizzazione. La modalità di comunicazione chiaramente cambia spesso: per raggiungere i giovani è chiaro che la promozione si sposti sui social, che siano Facebook o Tik Tok".
Il punto, secondo il professor Magi, è invece chiarire come sia stata organizzata la pubblicità dell'ambulatorio, piuttosto che il canale. "In merito ai medici indagati per la morte di Margaret Spada, non ho abbastanza dati per fornire risposte a riguardo. Sicuramente, però, occorre chiarire se siano state seguite le regole legate alla pubblicità sanitaria".
Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri del Nas e, per il momento, risultano indagati due medici con l'accusa di omicidio colposo. "Dobbiamo aspettare anche che la magistratura faccia il suo corso. Sicuramente, però, noi prenderemo i nostri provvedimenti qualora fosse necessario". Da un avvertimento o una censura fino alla radiazione dall'albo, a seconda della gravità dei fatti. Quali sono, allora, i limiti della pubblicità sanitaria?
"La promozione è consentita a patto che non siano presenti sconti o prezzi – ricorda perentorio – È concessa anche l'autopromozione, come molti fanno sui social, che spesso rientra più in un ambito di informazione sanitaria, con consigli e suggerimenti su alcuni temi, piuttosto che nell'ambito pubblicitario vero e proprio".
In ogni caso, però, è necessario fare domanda all'ordine dei medici: "Si tratta di un iter imprescindibile: occorre comunicare all'ordine anche se c'è la volontà di aprire un sito internet, comunicare il nome e precisare cosa si vuole scrivere. È l'ordine che, una volta presa visione del contenuto, basandosi sulle norme legate al codice deontologico, ne autorizza (o meno) la messa online: lavoriamo per la tutela della salute dei cittadini, stiamo esponendo l'albo su internet. Per questo è necessaria la massima attenzione".