Morto monsignore Michele Basso, prete collezionista: il mistero del suo tesoro da oltre 70 opere
A qualche giorno dalla morte del papa emerito Benedetto XVI, un altro lutto ha colpito il Vaticano: è morto monsignor Michele Basso, anziano canonico di San Pietro. La scoperta è stata fatta qualche sera fa, come raccontato da il Messaggero, da alcuni prelati che avevano provato a chiamarlo telefonicamente per tutto il giorno, senza mai ricevere risposta. Il corpo del monsignore è stato rinvenuto steso sul letto, nella camera del suo appartamento a pochi passi da San Pietro, probabilmente per un attacco di cuore.
Religioso devoto e collezionista d'arte: il monsignor Basso sarà ricordato soprattutto per essere stato proprietario di decine e decine di pezzi d'arte antica dei quali nessuno sa come Basso sia riuscito ad impossessarsi. Sospetti, inchieste interne e silenzi da parte del Vaticano che adesso diventeranno affare del cardinale Mauro Gambetti.
La collezione Basso e la copia del vaso etrusco
Conservata in casse ignifughe sigillate con autorizzazione della segreteria di Stato e collocate in alcuni spazi sotto alla cupola di San Pietro, la collezione di Basso conta una settantina di opere d'arte antica. Fra i pezzi custoditi, reperti archeologici, statue in marmo e legno, dipinti su tela, tavole incise su rame e schizzi su carta. Tele autentiche della scuola di Mattia Preti, bozzetti di Pietro da Cortona, ma anche tavole lignee del Guercino, di Golzius, di Pasqualotto, altre sculture lignee del Seicento euna in marmo bianco che si ispira ai Prigionieri di Michelangelo.
Fra i pezzi della collezione, anche tanti falsi, come la copia del Cratere di Eufronio risalente agli inizi del Novecento e dal valore di 15mila euro: l'originale, di epoca etrusca, è conservato nel Museo di Villa Giulia e sarebbe stato trafugato dai tombaroli del 1971, poi giunto negli Stati Uniti dove è stato acquistato dal Metropolitan Museum. Se è stato scoperto nel 1971, come è possibile che il Vaticano ne avesse una copia realizzata nei primi anni del Novecento?
Questo è solo uno dei tanti interrogativi che ruotano attorno al tesoro lasciato da monsignor Basso che, a suo tempo, era stato già visionato dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin.
Come ha ottenuto il suo tesoro
Monsignor Basso, nei suoi racconti, ha spesso spiegato di aver accumulato la sua collezione dagli anni Novanta, ma già nel decennio successivo questa sua passione gli aveva già creato problemi, finendo in un'inchiesta della Procura di Roma, poi archiviata. Il Vaticano, nel frattempo, ha archiviato le opere e ne ha trovato una collocazione adatta.
I dubbi sull'origine dei tanti reperti restano. Acquisti regolari e lasciti di istituti religiosi o individuali benefattori: sicuramente nelle casse ignifughe ci sono copie ma anche diversi pezzi originali di estrema portata storica e culturale.
Ai dubbi e all'inchiesta della Procura di Roma, si è affiancata anche un'indagine interna voluta da papa Francesco e aperta due anni fa.