Morto l’avvocato del delitto di via Poma: la sua tesi su chi ha ucciso Simonetta Cesaroni
Lucio Molinaro, lo storico avvocato della famiglia di Simonetta Cesaroni è morto. Il legale ha seguito per molti anni della sua carriera il delitto di via Poma. Molinaro aveva ottantasette anni e il decesso è sopraggiunto il 10 luglio scorso. Data l'età non si occupava più di quello che è uno dei più discussi cold case italiani degli anni Novanta dal processo di primo grado contro l'ex fidanzato Raniero Busco. Pare che prima di morire abbia lasciato un memoriale, all'interno del quale è contenuta la sua tesi su chi sarebbe per lui l'autore del femminicidio che si è consumato il 7 agosto del 1990 nell'ufficio degli Ostelli, dove la segretaria lavorava e per il quale a distanza di trentadue anni non c'è ancora alcun colpevole. Come anticipato da La Repubblica in Commissione Antimafia sono stati depositati documenti inediti con nomi di persone mai indagate.
La tesi dell'avvocato della famiglia Cesaroni
Per Molinaro, avvocato della famiglia Cesaroni, il delitto di via Poma presenterebbe alcuni aspetti che non possono essere ignorati in questa decennale ricerca della verità. Il primo riguarda il fatto che pochi sapevano dove si trovasse Simonetta quel caldo pomeriggio d'estate e che il femmincidio vada circostanziato all'edificio all'interno del quale si è consumato. Il legale non ha infatti mai creduto ad altre piste che portavano ad un presunto assassino proveniente da chissà dove. Secondo aspetto sul quale ha creduto fermamente sono i dubbi rispetto ai lunghi tempi che sono serviti per il ritrovamento del cadavere, Simonetta è stata rivenuta morta solo in tarda serata.
Le nuove indagini su via Poma
Dopo trentadue anni gli inquirenti sono tornati ad indagare sul delitto di via Poma. A permettere la riapertura delle indagini è stata la caduta dell'alibi di uno dei protagonisti, che ruotano attorno al femminicidio di Simonetta Cesaroni. Il poliziotto Antonio Del Greco, allora a capo delle indagini, ha raccontato che una persona gli ha detto che uno dei sospettati ha detto una bugia sull'alibi che si è procurato: "Senza alibi la sua posizione diventa molto critica" ha spiegato. La vicenda investigativa al tempo ha visto come sospettati il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore; Federico Valle, nipote dell'Architetto Cesare; Francesco Carracciolo, all'epoca presidente regionale dell'associazione italiana Alberghi per la Gioventù, Raniero Busco fidanzato di Simonetta, processato anni dopo il delitto e assolto.