Morto il padre di Francesco Totti: perché lo chiamavano ‘sceriffo’
Nessun complimento né una frase di stima, Enzo Totti era un duro in casa, un vero e proprio sceriffo. Così lo chiamavano i figli, con Francesco che quel soprannome l'aveva scritto anche su Instagram lo scorso 3 maggio, in occasione del compleanno del padre: “Tanti auguri sceriffo…buon compleanno”. E forse è proprio questo atteggiamento che Enzo Totti ha avuto nei confronti del figlio a portare l'ex capitano della Roma nell'Olimpo del calcio, a farlo diventare un campione. "Non mi ha mai fatto i complimenti – ha raccontato Totti –. Quando facevo 2 gol mi diceva che dovevo farne 4. Fino all'ultimo giorno non mi ha mai detto niente. E forse è stata questa la mia fortuna".
Sarà stato pure avaro di complimenti Enzo Totti, ma quando si trattava di essere presenti non mancava mai. Da quando il 28 marzo del 1993 seguì il figlio sedicenne in trasferta. La partita era Brescia-Roma e Francesco Totti scalpitava in panchina. "Quando lo vidi alzarsi per scaldarsi fu un tuffo al cuore, figurarsi il resto", ha raccontato. E da lì si dice che l'ha sempre seguito ad ogni trasferta, senza abbandonarlo mai. Simbolo di una famiglia unita, ma allo stesso tempo riservata.
Di Enzo Totti si sa infatti che era un ex impiegato di banca, che era sposato e che aveva avuto due figli. Non tanto di più. Francesco e Riccardo li ha cresciuti in via Vetulonia 18, nel quartiere Porta Metronia di Roma, insieme alla moglie Fiorella. Lei faceva la casalinga e si prendeva cura dei genitori anziani, che vivevano a casa con loro. Poi d’estate andavano a Torvajanica, sempre tutti insieme. Una tradizione, quella dei viaggi in famiglia, che era rimasta. Genitori, fratelli, nipoti si spostavano come un gruppo organizzato, per condividere del tempo prezioso. Quello che una volta facevano anche allo Stadio Olimpico, quando giocava Francesco Totti.
Ma dal 28 maggio del 2017, giorno dell’addio del figlio, Enzo Totti aveva deciso di non entrare più nello stadio. Lui che era una presenza fissa anche al campo dall’allenamento dell’As Roma, a Trigoria, dove portava pizza e mortadella ai giocatori. Un piatto semplice, ma con gli ingredienti giusti. Quelli che aveva anche papà Totti.