Morto il bracciante abbandonato in strada con un braccio mozzato, la moglie: “Non posso crederci”
Satnam non ce l’ha fatta. La notizia arriva sotto traccia nel bel mezzo di una conferenza stampa della CGIL Flai, organizzata giorni prima dell’incidente per divulgare i numeri dello sfruttamento dei lavoratori nei campi. L’incontro prosegue con tempi serrati, perché bisogna partire il prima possibile e andare a Roma, all’ospedale San Camillo. I due sindacalisti Stefano Morea e Hardeep Kaur, quest'ultima che per prima ha dato l’allarme, hanno l’ingrato compito di accompagnare la moglie di Satnam, Sony, in ospedale. “Ci hanno detto di portarla il prima possibile” dice Hardeep con un filo di voce. Tutti sanno questo cosa significa ma nessuno ha il coraggio di dirlo.
Alle 14 esce ufficialmente la notizia: Satnam è morto. Troppo gravi le ferite riportate nell’incidente nei campi pontini, dove un macchinario gli ha tranciato di netto un braccio, provocato diverse fratture agli arti inferiori e un brutto trauma cranico. L'uomo dopo l'incidente è stato lasciato davanti casa, insieme alla moglie e al suo braccio appoggiato in una cassetta, invece di essere soccorso e portato in ospedale. Solo dopo l'arrivo dei carabinieri, allertati dai vicini, è partita anche la segnalazione al 118 e il tentativo disperato di salvare Satnman, trasportandolo in elisoccorso al San Camillo.
La disperazione della moglie
“Lei non ci crede, non riesce a rendersi conto – sussurra scuotendo la testa Stefano Morea – ora dobbiamo pensare a starle vicino, poi ragioneremo su cosa fare per lanciare una mobilitazione e ricordare Satnam”. La moglie esce dal reparto di Terapia intensiva shock e trauma, sorretta da due amici, e continua a scuotere la testa. "Il cuore batte, non è possibile. Lui è ancora qui" ripete Alisha perché il marito è ancora attaccato alle macchine e respira artificialmente.
Anche Hardeep Kaur riesce a stento a trattenere le lacrime: "Sentiamo continuamente storie di sfruttamento, ma non si è mai pronti ad una vicenda come questa". Satman e Sony vivevano quasi in simbiosi. Non volevano stare separati e avevano quindi deciso di lavorare insieme, fianco a fianco, nei campi delle campagne pontine.
Erano arrivati dall'India e vivevano in un piccolo appartamento a Borgo Santa Maria (Latina), non potendosi permettere altro con i soldi che riuscivano a guadagnare come lavoratori agricoli. Nonostante vivessero in Italia da tempo, non parlavano e non capivano la lingua italiana e non erano ancora riusciti ad ottenere il permesso di soggiorno.
Le indagini
Il pm ha disposto l'autopsia sul corpo di Satman, mentre la moglie appena uscita dall'ospedale è stata convocata dai carabinieri di Latina. Lei è infatti la testimone chiave di questa tragedia, si trovava nei campi quando è avvenuto l'incidente ed è stata scaricata insieme al marito davanti casa. Nel frattempo si aggrava la posizione dei datori di lavoro, imprenditori agricoli italiani già indagati per omissione di soccorso e lesioni personali colpose. Ora infatti sarebbero indagati per omicidio colposo e omissione di soccorso.