Morto a 20 anni nel carcere di Viterbo: 6 indagati tra ex direttore, poliziotti e medici
Ci sono sei indagati per la morte di Hassan Sharaf, il ventenne di nazionalità egiziana, che si è suicidato nel carcere di Mammagialla ed è morto all'ospedale Belcolle di Viterbo. La procura generale ha chiuso le indagini e ha iscritto i nomi di sei persone nel registro degli indagati, che sono accusati a vario titolo dei reati di omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio. Come riporta Il Messaggero si tratta di Roberto Monarca, responsabile di Medicina protetta, Pierpaolo D’Andria ex direttore del carcere di Viterbo, Elena Niniashvili medico di Medica protetta e Massimo Riccio agente delle penitenziaria responsabile della sezione dell’isolamento.
Tutti e quattro quali dovranno rispondere dell'accusa di omicidio colposo. Di omissione di atti d’ufficio dovranno invece rispondere il direttore D’Andria e gli agenti della penitenziaria Daniele Bologna e Luca Floris. Per il procuratore avrebbero provocato per imprudenza, negligenza e imperizia la morte di Hassan. Il giovane sarebbe arrivato a togliersi la vita per le tremende condizioni di detenzione alle quali era sottoposto. Ora il pg potrebbe richiedere il rinvio a giudizio sul quale poi dovrà esprimersi il giudice dell'udienza preliminare.
Decisive le immagini delle telecamere
Dopo la denuncia dei famigliari Giacomo Barelli e Michele Andreano sostenuti dal garante dei detenuti la Procura di Viterbo aveva chiesto l'archiviazione sulla vicenda, perché non aveva riscontrato alcun reato. Successivamente la procura generale ha preso in carico il caso ed è stato riaperto. A risultare decisive nelle indagini sarebbero dei filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza.
Hassan Sharaf morto in carcere a vent'anni
I fatti risalgono a cinque anni fa quando Hassan Sharaf aveva vent'anni ed era ristretto nel carcere dell'Alto Lazio. Condannato per un furto e per essere stato sorpreso in possesso di dieci grammi di hashish, doveva scontare ancora un mese. Era il 23 luglio del 2018 quando il giovane si è suicidato con una corda al collo, mentre si trovava ristretto in isolamento. Secondo quanto emerso in sede d'indagine avrebbe chiesto più volte aiuto, ma in cambio avrebbe ricevuto degli schiaffi dagli agenti della polizia penitenziaria che erano di turno, talmente forte da fargli sbattere la testa al muro. Il giovane è stato poi trasportato all'ospedale Belcolle e una settimana dopo il suo arrivo è sopraggiunto il decesso.