Morte Wissem Abdel Latif: previste nuove indagini sul corpo per stabilire la verità
Oggi verrà assegnato l'incarico per un "supplemento d'indagine autoptica", come si dice in gergo tecnico, sul corpo di Wissem Abdel Latif. Una circostanza necessaria visto che l'autopsia è stata eseguita senza che fosse possibile per la famiglia nominare un consulente medico di fiducia, come denunciato dall'avvocato di parte Francesco Romeo.
L'indagine sul corpo del 26enne tunisino, sbarcato in Italia e finito nel Cpr di Ponte Galeria in attesa di essere rimpatriato, è stata ordinata dalla Procura dopo l'apertura di un fascicolo d'indagine. Se non fossero intervenuti la famiglia, il Garanta dei Detenuti Stefano Anastasia e il consigliere regionale Alessandro Capriccioli, le associazioni che si occupano di diritti umani e di monitorare quello che avviene nei Cpr come LasciateCIEntrare, la morte di Wissem sarebbe stata derubricata a decesso per "cause naturali".
Inizialmente alla famiglia, che lo sapeva in stato di detenzione nel Cpr di Roma, è stato comunicato che Wissem era morto di "arresto cardiaco". Nessuno gli ha spiegato che da Ponte Galeria il ragazzo è stato trasferito al Grassi di Ostia e da qual reparto psichiatrico del San Camillo, dove è morto attorno alle quattro del mattino del 28 novembre, dopo tre giorni in stato di contenzione.
Ora saranno i risultati della vera e propria autopsia e del supplemento d'indagine, a dover stabilire con certezza le cause del decesso del 26enne, se le sue condizioni fossero compatibili con una prolungata contenzione. Rimane poi da stabilire cosa sia accaduto nel Cpr di Ponte Galeria: il consigliere Capriccioli ha riportato i racconti di alcuni migranti detenuti con Wissem che hanno parlato di percosse subite dal giovane, che avrebbe protestato per le condizioni di detenzione e forse perché non gli era reso possibile fare domanda di protezione. Sono diversi i tunisini che hanno raccontato di essere stati rimpatriati forzatamente, prima ancora che la loro situazione fosse esaminata.
È l'effetto di un accordo tra Roma e Tunisi che facilita i voli che riportano i migranti sbarcati in Italia nel loro paese d'origine. Un trattato mai votato dal parlamento italiano tanto meno da quello tunisino, che prevede 8 milioni di euro dall'Italia alle casse del paese al di là del Mediterraneo per riprendersi indietro i migranti e controllare le coste per evitare partenze.