Morte Maddalena Urbani, la Cassazione: “Poteva essere salvata, ma non hanno chiamato l’ambulanza”
Maddalena Urbani poteva essere salvata se fosse stata soccorsa e portata in pronto soccorso. Queste le motivazioni della Corte di Cassazione alla condanna per omicidio di Abdulaziz Rajab, il pusher da cui la ragazza, figlia del medico che per primo ha isolato e identificato la Sars. L'uomo, secondo gli ermellini, "sapeva dello stato di tossicodipendenza della vittima", e nonostante il malore che l'aveva colta in seguito a un'overdose non l'ha portata in ospedale, dove i medici l'avrebbero potura curare e salvare. Rajab, spiega la Suprema Corte, "omise di chiedere l’intervento di un’ambulanza", e per questo è stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione.
Maddalena Urbani era arrivata a Roma con un'amica (Kaoula El Haouzi, condannata a tre anni in appello), e prima di andare a casa del pusher (che si trovava agli arresti domiciliari) aveva acquistato della droga nel quartiere di San Giovanni. Già arrivata a casa di Rajab si era cominciata a sentire male, tanto che il pusher si era allarmato. Una donna aveva già rianimato Urbani, andata in arresto cardiaco a causa dell'overdose, ma dopo non era migliorata, anzi. Tanto che l'uomo chiede l'intervento di un suo amico, studente di medicina, che visitò la ragazza, consigliando di portarla subito in ospedale. "Sono andato a casa loro, le ho fatto la respirazione bocca a bocca e un massaggio cardiaco – aveva dichiarato – L'ho rianimata e lei ha ripreso a respirare, si è alzata e ha bevuto un bicchiere d'acqua e limone. Gli ho detto che se fosse successo di nuovo avrebbe dovuto chiamare l'ambulanza".
Rajab non ce l'aveva portata perché si trovava agli arresti domiciliari, e temeva che questo potesse creargli altri problemi. Quando la mattina era chiaro che Maddalena non si sarebbe ripresa ha chiamato l'ambulanza, ma ormai era troppo tardi. Il decesso della giovane è stato dichiarato alle 13.28 del 27 marzo 2021, quando non c'era più nulla da fare.