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Morte Maddalena Urbani: “Ambulanza chiamata 17 ore dopo il malore, si sarebbe potuta salvare”

Sono stati ascoltati oggi in aula i periti del pubblico ministero per la morte di Maddalena Urbani. Secondo la loro relazione, la giovane si sarebbe potuta salvare se fosse stata soccorsa subito.
A cura di Natascia Grbic
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Se l'ambulanza fosse stata chiamata subito e non 17 ore dopo il malore, Maddalena Urbani sarebbe ancora viva. Questa la tesi sostenuta oggi in aula dai consulenti tecnici della Procura di Roma, ascoltati nell'ambito del processo per la morte della giovane. Imputati con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale in concorso sono il pusher Abdulaziz Rajab e l'amica della 21enne, Kaoula El Haouzi. Secondo quanto stabilito dai periti, Maddalena si sarebbe sentita male alle 20 del 27 marzo 2021, ma l'ambulanza è stata chiamata solo alle 13 del giorno dopo. Un lasso di tempo enorme, che per l'accusa è stato determinante nella morte della ragazza. In aula sono stati ascoltati anche una tossicologa e il medico legale, che hanno confermato la morte della giovane per overdose da metadone, e il fatto che si sarebbe potuta salvare se soccorsa in tempo. Al processo si sono costituiti parte civile la madre e il fratello della 21enne, assistiti dall'avvocato Giorgio Beni.

La morte di Maddalena Urbani

Maddalena Urbani è morta tra il 27 e il 28 marzo 2021 a Roma, in un'abitazione a Roma Nord. La ragazza era arrivata da Perugia insieme alla sua amica Kaoula, e sempre insieme sono andate a San Giovanni, dove hanno acquistato della droga. Dopodiché sono andate a casa di Abdulaziz Rajab, che si trovava ai domiciliari per droga, e hanno passato la serata insieme, assumendo stupefacenti. Verso le 20 Maddalena ha cominciato a sentirsi male, ma Rajab si sarebbe limitato a chiamare alcuni amici che le avrebbero somministrato naloxone, un farmaco utilizzato per contrastare l'azione degli oppiacei. La ragazza è stata trovata morta il giorno dopo nella camera da letto, il giorno prima del 18esimo anniversario della morte del padre, il medico – eroe che nel 2003 scoprì la Sars.

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