Morte di Maddalena Urbani: spacciatore e amica a processo per omicidio
È iniziato il processo per la morte di Maddalena Urbani, la figlia ventunenne di Carlo, il medico che nel 2003 ha scoperto il virus della Sars. A sedere al banco degli imputati ci sono Abdul Aziz Rajab, lo spacciatore sessantaquattrenne difeso dall'avvocato Andrea Palmiero, a casa del quale è stata trovata morta, che è chiamato a rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale, accusa in concorso con Kaoula El Haouzi, l'amica di Maddalena. Entrambi mentre la ventunenne stava male non hanno chiamato i soccorsi, lasciandola morire di overdose. Nel processo la mamma e il fratello di Maddalena si sono costituiti parte civile e la prossima udienza come riporta La Repubblica è fissata in calendario per il prossimo 5 aprile, data in cui saranno ascoltati i consulenti tecnici e gli amici del pusher che hanno tentato di rianimare senza esito Maddalena.
La morte di Maddalena Urbani
Nell'ordinanza di custodia cautelare scaturita dall'indagine del sostituto procuratore Pietro Pollidori e dell'aggiunto Nunzia D'Elia riportata è riportato che "gli indagati hanno omesso di fare pervenire tempestive e adeguati soccorsi sanitari, in particolare il servizio 118, che avrebbero consentito di evitare l'evento letale". Ad uccidere Maddalena è stata un'overdose all'interno dell'appartamento in cui il pusher viveva in via Vibo Mariano in zona Cassia. Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine la ventunenne era arrivata a Roma da Perugia ed era in cittàn insieme alla sua amica Kaoula. Prima di raggiungere l'appartamento di Roma Nord, entrambe hanno fatto tappa in zona San Giovanni, dove hanno incontrato una persona che avrebbe fornito loro la droga. Maddalena una volta in casa del pusher si è sentita male, ma Rajab si sarebbe limitato a chiamare alcuni amici che le avrebbero somministrato naloxone, un farmaco utilizzato per contrastare l'azione degli oppiacei.