Morte Andrea Purgatori, il figlio: “Referti facili da leggere anche per uno specializzando”
Immagini così facili da leggere che avrebbe potuto farlo anche uno specializzando. Questo, in sintesi, quando fatto mettere a verbale da Ludovico Purgatori, primogenito del giornalista Andrea Purgatori, riguardo le risonanze cerebrali cui il padre era sottoposto. E che non sarebbero state delle metastasi cerebrali, ma delle ischemie: una ‘svista', se così si può definire, che avrebbe causato la morte di Purgatori, non curato adeguatamente per quello che sarebbe stato il suo vero problema. Ossia una patologia di natura cardiologica.
A riportarlo, è il Corriere della Sera. I figli hanno denunciato i quattro medici che hanno avuto in cura il padre – i radiologi Gianfranco Gualdi, Claudio Di Biasi. Maria Cristina Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani -, ora sotto indagine per omicidio colposo. Secondo l'accusa, i quattro avrebbero sbagliato clamorosamente diagnosi, portando il giornalista a morire. Non solo: avrebbero letto molto frettolosamente i referti, in modo superficiale, non capendo così che le lesioni viste nelle risonanze non erano metastasi ma ischemie. Questo nonostante un medico, il dottor Alessandro Bozzao, avesse fatto presente qual era secondo lui la natura del problema. Nonostante questo, Purgatori venne sottoposto a dieci cicli di chemioterapia.
I medici che hanno avuto in cura Andrea Purgatori sono convinti della bontà del loro operato. Non lo è la procura, che parla di diagnosi errata, che ha solo aggravato le condizioni del giornalista, già malato di tumore ai polmoni.
Secondo i periti, Laudani in particolare sbagliò a interpretare i risultati dell'esame holter, giungendo alla conclusione che "l'embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale. Inoltre non valutò adeguatamente il quadro clinico e gli effetti della terapia anticoagulante che aveva impostato. Si tratta di comportamenti che possiamo definire non adeguati". Secondo quanto emerso dall'autopsia sul corpo di Purgatori, il giornalista aveva sì metastasi in tutto il corpo, ma di fatto è morto per un'endocardite, che curata con una terapia antibiotica avrebbe potuto aumentare la sua aspettativa di vita.