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Morta un anno fa per meningite non diagnosticata, il papà di Valeria Fioravanti: “Poteva essere curata”

“La nostra famiglia è a pezzi. La vita non è più la stessa. Non riusciamo a rassegnarci a quello che è accaduto”, ha detto al Corriere della Sera il papà di Valeria Fioravanti, morta un anno fa per una meningite batterica non diagnosticata in tempo.
A cura di Enrico Tata
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Valeria Fioravanti
Valeria Fioravanti

Valeria Fioravanti è morta il 10 gennaio 2023, un anno fa, a causa di una meningite diagnosticata troppo tardi. Aveva 27 anni quando ha perso la vita. Un calvario tra ospedali e diagnosi sbagliate, segnato, secondo la famiglia, da almeno due errori medici: l'errata somministrazione del Toradol, un potente antidolorifico, per cefalea e la diagnosi errata di lombo sciatalgia per il mal di testa di cui si lamentava la ragazza, che invece era affetta da meningite batterica.

"La nostra famiglia è a pezzi. La vita non è più la stessa. Non riusciamo a rassegnarci a quello che è accaduto", ha detto al Corriere della Sera il papà della ragazza. "Rileggo le chat di un anno fa: Valeria chiedeva acqua da bere alle infermiere e mi scriveva che neanche la ascoltavano. Le sue analisi dicevano che aveva un’infezione. Aveva rigidità nucale. Febbre alta. Ma per lei nessuno ha fatto niente. E invece poteva salvarsi con l’antibiotico".

Il giorno di Natale del 2022 Valeria è andata al Campus Biomedico di Roma, dov'è stata operata per un foruncolo infiammato. Dopo due giorni, la ragazza si è recata al pronto soccorso del Policlinico Casilino per un forte mal di testa. Il medico l'ha dimessa dopo averle fatto una iniezione di Toradol. Dato che i dolori non accennavano a diminuire, Valeria è andata al pronto soccorso del San Giovanni, dove i medici l'hanno dimessa con una diagnosi di lombo sciatalgia. Il 7 gennaio è stata ricoverata in terapia intensiva al Policlinico Gemelli e il 10 marzo è stata dichiarata morta per meningite batterica.

Le indagini su quanto è accaduto sono state concluse e sono stati iscritti sul registro degli indagati tre medici, uno del Casilino e due dell'ospedale San Giovanni. Le accuse nei loro confronti sono di omicidio colposo, negligenza, superficialità e imperizia. Adesso spetterà ai pm chiedere al gip l'eventuale rinvio a giudizio dei sanitari.

"Quello che è certo è che daremo battaglia fino alla fine. Fino a quando quei medici che non hanno fatto il loro lavoro non saranno condannati. Fino a quando non ci sarà giustizia per Valeria. E perché quello che è accaduto a lei non accada mai più a nessuno".

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