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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Morassut sulla commissione d’inchiesta sul caso Orlandi: “Vogliamo chiarezza e avere risultati”

È passata alla Camera la proposta per istituire la commissione bicamerale di inchiesta sui casi Orlandi e Gregori. Fanpage.it ha intervistato il primo firmatario, il deputato Roberto Morassut (Pd): “Lavoreremo per ottenere risultati”, ha dichiarato.
A cura di Beatrice Tominic
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La Camera si è espressa: voto positivo per la Commissione bicamerale di inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Dopo l'avvio della discussione avvenuta lunedì scorso, 20 marzo 2023, l'esito del dibattito è arrivato oggi. Si tratta solo di un inizio, prima che la commissione possa diventare operativa: occorrerà attenderà la discussione e il voto in Senato, la formazione della commissione stessa e poi potranno partire i lavori.

"Non so di preciso quando, ma mi auguro che possa essere operativa prima dell'estate – ha dichiarato a Fanpage.it il primo firmatario Roberto Morassut (Pd) – Noi faremo il massimo perché questa commissione possa svolgere il suo ruolo ed ottenere dei risultati, poi lo vedremo".

Il voto per la commissione bicamerale di inchiesta

"Abbiamo raggiunto un accordo abbastanza unanime fra le forze politiche sull'istituzione di questa commissione che ha come oggetto sia il caso Orlandi che il caso Gregori – ha continuato – Dopo il voto della Camera, occorre attendere quello del Senato, poi ci saranno tutti gli adempimenti formali di composizione della commissione, il regolamento, la presidenza".

Moltissimi gli interventi che si sono susseguiti lunedì scorso, in Aula. Fra loro anche chi ha ammesso di pensare che difficilmente sarà possibile riuscire a fare in cinque anni ciò che non è stato fatto in quaranta: "Non sono d'accordo – ha preso le distanze Morassut – Il Parlamento si fa carico di un organismo specifico per svolgere un lavoro di ricostruzione storica con degli inquirenti. Non è un'indagine giornalistica, come fino ad ora si è fatto, ma è un lavoro della massima istituzione della democrazia, di una delle massime istituzioni italiane".

E aggiunge: "Considero rinunciataria l'idea che tanto non si arriverà a niente. Naturalmente è un caso molto spinoso e sono passati quattro decenni dai fatti, ma ci sono tanti materiali che non sono stati ancora acquisiti, c'è ancora tanto da leggere e tanto da scoprire".

Recentemente, ad esempio, Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi ha parlato del ritrovamento di alcuni documenti secondo i quali il Sismi avrebbe riconosciuto la voce di sua sorella nel nastro audio recapitato alla sede dell'Ansa. O, ancora, dalle chat di WhatsApp risalenti al 2014 fra due persone molto vicine al papa. "Penso che le premesse siano importanti", ha continuato a spiegare a Fanpage.it Morassut.

Il ruolo del Vaticano sul caso Orlandi

Lo scorso gennaio il Vaticano ha aperto un'inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi. Nonostante quanto più volte ripetuto dalla Santa Sede e quanto riportato da Padre Georg Gänswein nel suo libro, più volte è stato fatto riferimento ad un dossier precedente. Secondo le ultime notizie, infine, proprio il Vaticano, nel 2012, avrebbe ascoltato alcuni suoi funzionari sul caso, come ricordato da monsignor Miserachs la settimana scorsa.

Ciò che si auspica Morassut è un coinvolgimento della Santa Sede durante i lavori della commissione: "La collaborazione del Vaticano mi sembra necessaria e giusta, dopo tanti anni di difficoltà – ha spiegato – Il Parlamento vuole certamente raggiungere dei risultati: saranno ancora più importante con la collaborazione anche della autorità Vaticane".

Un altro contributo al quale non si può rinunciare è anche quello della famiglia di Emanuela, in particolare del fratello Pietro Orlandi: "Ha condotto per primo e con più energia di tutti la battaglia affinché il caso non finisse nell'oblio: la sua collaborazione è doverosa", ha infine concluso il deputato.

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