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Molestie all’università Roma Tre, l’allarme dei collettivi: “265 segnalazioni in una settimana”

L’ateneo di Roma Tre non è dotato di un codice antimolestie: a dirlo sono le associazioni e i collettivi studenteschi che hanno lanciato un sondaggio. “I casi ci sono, ma la comunità accademica non è tutelata”.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra il rettorato di Roma Tre, a destra il manifesto con il questionario.
A sinistra il rettorato di Roma Tre, a destra il manifesto con il questionario.

"In Italia esistono soltanto 23 atenei che sono privi di codice antimolestie. Fra questi c'è anche la nostra università degli studi di Roma Tre". A denunciare questa assenza sono stati collettivi e associazioni studentesche dell'ateneo, dopo aver analizzato il report dell'Osservatorio di Genere di Roma Tre, presentato alla Consigliera di fiducia, al Rettore e alla Prorettrice. Per cercare di ricostruire la situazione, è stato predisposto un questionario per raccogliere le testimonianza e le esperienze del corpo studentesco, docente, composto da dottorande e dottorande, ma anche ricercatrici, ricercatori e personale tecnico-amministrativo.

"Abbiamo invitato tutta la componente accademica a rispondere, non soltanto gli, le e 3 studenti, sia con domande a risposta chiusa che a risposta aperta, dove ogni persona ha potuto arricchire la propria testimonianza con nomi, racconti, situazioni – spiega chi ha pensato e diffuso il questionario – Gli autori delle molestie sono generalmente uomini, spesso in una posizione di potere rispetto a chi le subisce: si tratta di tutor, docenti, dottorandi".

Il codice antimolestia: perché è necessario

Una volta appreso della mancanza di un codice antimolestia, è scattata la mobilitazione, molto partecipata: In una settimana sono state superate le 250 risposte. "Noi abbiamo pensato di far partire una protesta dal basso unendoci con le altre associazioni  e il collettivo transfemminista Marielle– spiegano a Fanpage.it dall'associazione Link Roma Tre – Abbiamo necessità di un codice che sia transfemminsta e che coinvolga tutte le soggettività, nessuna esclusa. Anche per questo, insieme al codice antimolestie chiediamo una revisione della carriera alias".

Il primo dialogo è avvenuto nel mese di novembre scorso: "Abbiamo avviato un dialogo con altre componenti studentesche e, grazie ai senatori e alle senatrici elette, abbiamo pensato di portare la nostra proposta negli organi di governo di Roma Tre – ripercorre Gaia Chiacchiera, responsabile dell'Organizzazione di Ricomincio dagli Studenti, espressione di Udu Unione degli Studenti a Roma Tre – Nonostante gli enormi passi in avanti avvenuti negli ultimi anni proprio all’interno del nostro Ateneo e l'impegno della comunità per il tema, siamo una delle poche università ad essere privi di un codice antimolestie. E vorremmo crearlo su nostra misura, come vogliamo noi, perché pensiamo che questo strumento debba riguardarci al 100%".

Il manifesto con il questionario e la richiesta del codice antimolestie a Roma Tre.
Il manifesto con il questionario e la richiesta del codice antimolestie a Roma Tre.

Il contributo degli organi di Ateneo

In realtà, il progetto di creazione di un codice antimolestie era già stato avviato dall'amministrazione. "Purtroppo, però, si è trovato messo in stand by a causa di altre questioni, come per esempio il taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario – aggiunge la senatrice Claudia Marinetti senatrice accademica per Studenti alla Terza, espressione di Primavera degli Studenti nell'ateneo di Roma Tre – I casi di molestia però ci sono e il fatto che non ci sia un percorso prestabilito da seguire fa si che molto spesso non si proceda in alcun modo: chi subisce molestie non sa come fare né quale percorse seguire".

Ecco perché hanno deciso di raccogliere dei dati da presentare all'amministrazione per velocizzare il procedimento della creazione del codice: "Dobbiamo riprendere al più presto il lavoro che era stato messo in stand by qualche tempo fa e portarlo a compimento", conclude Marinetti.

Il questionario: i casi di molestia esistono e vanno contrastati

Per raccogliere i dati, come anticipato, è stato redatto un questionario da proporre all'intera comunità studentesca. "Ci rendiamo conto che senza educazione sessuoaffettiva nelle scuole medie e superiori ci sia molta disinformazione e poca educazione alle emozioni e ai rapporti interpersonali", ricorda Chiacchiera.

Così hanno dato il via ad una campagna apposita. "Si chiama car3, un po' per riprendere l'aggettivo al plurale senza indicarne il genere, un po' per care che in inglese vuol dire cura, con il tre finale che richiama la nostra università – spiegano ancora da Link – Il form è stato lanciato a pochi giorni dall'otto marzo, in una data sicuramente simbolica. Chiunque abbia risposto alle domande ha potuto (e può ancora, visto che il form resta aperto, ndr) condividere le proprie esperienze spesso taciute, proprio in virtù di quella gerarchia che pone gli abuser spesso in una posizione di potere rispetto alle vittime delle molestie".

Il centro antiviolenza e il collettivo transfemminista a Roma Tre

Un altro dato che salta immediatamente all'occhio è che la maggior parte delle persone che hanno risposto al questionario non è a conoscenza dell'esistenza di un centro antiviolenza di ateneo, attivo tutt'ora nonostante il passato travagliato e della Consigliera di Fiducia, un ruolo introdotto da poco tempo che rappresenta un avanzamento in ateneo. In genere dovrebbe trattarsi di una figura super partes, estranea all'ateneo. In questo caso, però, a rivestire questo ruolo c'è una docente che lavorava nella nostra università, oggi in pensione. Una questione molto discussa perché, essendo stata parte integrante dell'ateneo fino a qualche anno fa, secondo alcune persone potrebbe non garantire le tutele promesse.

"Sicuramente è stato un grande passo avanti. Ma occorre non perdere di vista la situazione. E il questionari ci permette di essere aggiornati con quella che è la percezione dell'intera comunità accademica – puntualizzano dal Collettivo Marielle – Sapere che c'è molta ignoranza sui servizi che offre l'ateneo e che la stessa Roma Tre non fa niente per diffondere conoscenza e novità in questo senso, è deludente".

A sinistra il rettorato, a destra Sara Di Pietrantonio, a cui è intitolato il centro antiviolenza del'università.
A sinistra il rettorato, a destra Sara Di Pietrantonio, a cui è intitolato il centro antiviolenza del'università.

Il codice etico di Roma Tre: "Utile, ma troppo generico"

Come Marielle, il compito del collettivo è proprio quello di sensibilizzare su tematiche di cui, spesso, si parla poco o in maniera non consona: "Per questo ogni martedì al centro antiviolenza dell'università di Roma Tre intitolato a Sara Di Pietrantonio organizziamo la Consultoria, un'accoglienza studentesca per mostrare e condividere una realtà transfemminista. Per questo con la campagna per chiedere un codice antimolestie speriamo che molte persone possano arrivare a porsi nuove domande che non si erano mai poste fino ad ora", aggiungono ancora.

"Al posto del codice antimolestie, infatti, ancora oggi è presente un generico codice etico. Le persone che ne conoscono l'esistenza sono poche, ma comunque risulta essere molto generico. Si tratta di 19 punti che affrontano questioni di discriminazione varia, dal razzismo alle disabilità. Senza tralasciare l'intersezionalità, è necessario essere dotati di un regolamento più specifico", continuano dal Collettivo Marielle. "Senza rinunciare all'autodeterminazione delle persone e alla loro facoltà di scelta di denunciare, dobbiamo colmare questo vuoto normativo di ateneo e assicurare a tutti, tutte, tutt3 la possibilità di scelta. È un passo che ci porterebbe allo stesso livello degli altri atenei e che garantirebbe più sicurezza".

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