Modella latitante per riciclaggio: nessun processo per Camilla Fabri

Riuscirà forse ad evitare il processo Camilla Fabri, la modella di ventisette anni originaria di Fidene e latitante, accusata insieme al marito di riciclaggio internanzionale di miliardi di euro. O almeno per ora, come riporta Il Corriere della Sera infatti gli avvocati difensori sono riusciti ad evitarle il processo per un cavillo procedurale nell'udienza che si è celebrata davanti al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma. La giovane è latitante, si troverebbe ai domiciliari in Venezuela e per il momento non torna in Italia. Su Camilla pende un mandato d'arresto non eseguito perché si trova all’estero, ma formalmente ‘non arrestabile', perché è appunto ai domiciliari, mentre servirebbe un mandato di arresto in carcere. Fabri si era trasferita a Mosca non appena aveva saputo di essere indagata.
Proprietaria di un appartamento di 5 milioni di euro
Fabri ha sposato Alex Naim Saab Moran, un uomo d’affari libanese-colombiano, che sarebbe amico del presidente venezuelano Maduro e detenuto negli Stati Uniti. A venticinque anni, dal passato di commessa e aspirante modella, è finita nel mirino della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Roma, che ha indagato sull'acquisto di un appartamento in via dei Condotti, dal valore di 5 milioni di euro. I militari delle Fiamme Gialle si sono infatti domandati come fosse riuscita a permetterselo. Coordinati dalla Procura hanno dato il via all'inchiesta che ha portato alla scoperta del suo ruolo centrale negli affari del marito.
A lei era stata infatti affidata una parte consistente del suo patrimonio, miliardi di euro da gestire e ripulire con l'aiuto della sua famiglia. Secondo il pubblico ministero Francesco Cascini infatti ad essere coinvolti nella vicenda sarebbero alcuni parenti di lei tra i quali le zie. Per il giudice delle indagini preliminari come riporta Il Corriere della Sera nei confronti di Camilla Fabri esistono il pericolo di reiterazione del reato e il pericolo di fuga. Ma tuttavia "Non sussistono, allo stato, fonti di prova a favore degli indagati rispetto alla gravità delle imputazioni contestate".