“Mio figlio autistico offeso da maestre in chat: felici perché ha preso covid, lo chiamavano ansia”
"Ho letto messaggi che mi hanno fatto male: nella chat le maestre chiamavano mio figlio ‘ansia', scrivevano cose del tipo ‘domani ce tocca, ci faremo sostegno l'un con l'altra'. Soprattutto quando abbiamo avuto il covid erano contente, l'insegnante di sostegno metteva faccine sorridenti informando le altre maestre che eravamo ancora positivi e che quindi il bambino non tornava. Dicevano che le loro giornate cominciavano bene perché mio figlio non c'era". A parlare a Fanpage.it è Lucia (nome di fantasia N.d.R.), la mamma di un bambino di sei anni affetto da autismo che sarebbe stato deriso e offeso su un gruppo WhatsApp dalle sue maestre. Il piccolo frequenta una scuola materna a Roma: da quando la madre ha scoperto cosa dicevano di lui le insegnanti, non lo ha più portato a scuola. "Sta soffrendo moltissimo per questa situazione – spiega – nelle sue condizioni perdere giorni di scuola vuol dire rimanere molto indietro e perdere i progressi fatti finora. È lui che ci sta rimettendo e questo non mi dà pace".
I messaggi in una chat WhatsApp tra le maestre
Lucia è venuta a conoscenza dei messaggi tramite l'ex insegnante di sostegno di suo figlio, che ha terminato l'incarico lo scorso ottobre. "Era stata inserita in quel gruppo ma non lo aveva mai seguito – racconta – poi quando l'hanno eliminata è andata a leggere i messaggi sopra. E ha letto quelle frasi scritte contro mio figlio". A quel punto Lucia è andata a scuola per chiedere spiegazioni. "Sono rimasta ferita dal comportamento di tutte, ma quella che mi ha fatto più male è stata l'insegnante di sostegno. È lei che ha scelto di fare questo mestiere, ed è quella che ha usato le parole peggiori nei confronti di mio figlio. Quando le ho chiesto il perché di quelle frasi, non mi ha voluto rispondere. Si è agitata e ha cominciato a camminare nervosamente, dicendo che ne avremmo poi discusso in presidenza". A scuola sono arrivate le forze dell'ordine. A quel punto Lucia ha deciso di rivolgersi all'associazione ‘La battaglia di Andrea‘, che le ha fornito supporto legale e psicologico. La vicenda è ora in mano all'avvocato Sergio Pisani.
L'associazione: "Pieno supporto alla famiglia"
"Se tutto ciò fosse vero, sarebbe una cosa gravissima – dichiara Asia Maraucci, presidente de La Battaglia di Andrea – siamo certi che la scuola chiarisca la situazione, e soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere affinché salti fuori la verità, da una parte o dall'altra, soprattutto per il bene del piccolo. Da parte nostra – conclude – e da parte del nostro legale Sergio Pisani, c'è tutta l'assistenza alla famiglia, e soprattutto al piccolo Luca (nome di fantasia, N.d.R.)".